“L’ispettore Coronas si fidanzava spesso, due o tre volte la settimana, ma solo per qualche ora”. L’inizio è tutto un programma. Niente di strano, per carità. Due o tre volte la settimana si fidanzano anche i dottori, gli insegnanti, i muratori, gli avvocati, gli spazzini (pardon, operatori ecologici). Tutti ci fidanziamo due o tre volte la settimana. Se poi a fidanzarsi (due o tre volte la settimana) è un ispettore dall’aspetto “d’un aristocratico andaluso: un bell’uomo, cioè bruno e aitante, il viso segnato dai troppi anni di vita sregolata da cacciatore d’uomini” ossia Efisio Coronas, per aggiungere anche il nome, “punta di diamante non solo della Sezione Omicidi ma dell’intera Squadra Mobile della questura di Cagliari” allora la cosa pare del tutto scontata. Soprattutto nel libro Scacco dall’inferno scritto da Francesco Nieddu (nella vita sostituto commissario di polizia) e pubblicato nel 2006 dai Fratelli Frilli di Genova. Al quale Efisio arriva una lettera con la seguente dicitura “Partita spagnola-Regina in b3. Il nero muove e vince. S’E’rchitu”. E alla quale lettera si aggiunge un omicidio così descritto “Il teatro del delitto era dominato da un voluminoso scaldabagno cilindrico poggiato sul pavimento nel senso della lunghezza, bloccato su due mattoni collocati a guisa di zeppe, affinché non ruotasse sui lati. Sopra di esso giaceva un corpo femminile del tutto nudo, prono, gli arti divaricati serrati da una corda di nylon azzurro stretta intorno a polsi e caviglie, avvolta alla base dello scaldabagno ed annodata, così da immobilizzare la vittima obbligandola ad avvinghiarsi alla massa metallica, quasi che cavalcasse un toro meccanico deciso a disarcionarla”. Su una coscia un tatuaggio raffigurante la sagoma di un guerriero nuragico. Trattasi di una signora “piacente, sui trentacinque anni” moglie del console Alvarez di Spagna che si trova a Cagliari. Sulla testa una specie di corona fatta con la stagnola. Una Regina spagnola dunque. Come il riferimento del biglietto. Una provocazione o una vera sfida. Dalle indagini si scopre, poi, che S’E’rchitu rappresenta, nella mitologia sarda, l’uomo-bue che si reca davanti alla casa di colui che deve morire e lo avverte con il muggito. Un messaggero di morte. Urge ricercare tra i giocatori di scacchi dato che il messaggio contiene elementi simbolici di questo gioco. Poi c’è Antonio detto “Yeti” un barbone confidente della polizia di cinquantun anni che filosofeggia sulle brutture della vita. Andando avanti si viene a sapere che tale “Yeti” non è altri che l’agente Cadoni che era stato messo in carcere per l’uccisione involontaria di una zingara. Un altro confidente è Marietto la “checca” che viene “sfruttato” sessualmente da Maritozzi, uno della polizia. Coronas sa ma non interviene. Meglio lasciar perdere. Arriva un altro biglietto: “Gambetto di Donna rifiutato-A c6-T f8 e2-Qui non ischit cagliare, non ischit gosare-Il nero muove e vince-S’E’rchitu”. Viene richiesto l’intervento della giocatrice Valentina già incontrata in precedenza e con la quale ha fatto una brutta figura (e vi potete immaginare in che cosa). In concreto significa che questo messaggero di morte sta avvertendo Coronas (A sta per Alfiere e quindi l’Alfiere della legge) che farà fuori qualcuno che parla troppo (“Chi non sa tacere non sa godere” tradotto in italiano). Si tratta quindi di salvare il confidente “Yeti”. Ed invece, guarda un po’, tocca a Marietto che, ucciso con diverse ferite da taglio, ha “intagliate” proprio sulle natiche “La giustizia è per tutti” e “Chi non sa tacere non sa godere”. La stampa definisce l’assassino Nurax “il combattente irriducibile, intriso di sardità, che lottava orgoglioso e solitario per la sua terra, liberandola dall’abiezione di taluni soggetti che non meritavano di vivere per causa della loro squallida immoralità”. Un successone. Arriva il terzo biglietto ”Difesa siciliana-RxCc8- Ac6? T f8 e3-Il nero muove e vince-(S’hommini bonu fueddat in facci)-S’E’rchitu”. Come a dire “Alfiere della legge ci sei? E sono tre- L’uomo onesto parla in faccia”. Nuovo incontro con Valentina. Questa volta anche da un punto di vista sessuale andato a gonfie vele. C’è poi di mezzo un certo Nico che ha conosciuto la Spagnola (cioè la prima vittima), ci sono due uomini di chiesa che giocano a scacchi, ci sono altri biglietti fino alla sfida finale. Nurax contro Coronas. Vince Coronas ma…ma ancora non è finita.

Questo in sintesi. Tralasciando alcuni episodi sostanzialmente poco credibili. Come Efisio Coronas. Puzza di falso lontano un miglio. Soprattutto nei suoi approcci con gli altri, con il suo linguaggio esageratamente disinvolto da bar sport. Tutto il personaggio è artefatto. Più che un vero agente di polizia sembra un giovanottello in calore. E un amicone che ti dà le pacche sulle spalle. Poi c’è il solito cliché di far uccidere il confidente “checca” della polizia. Il solito discorso psicologico-psichiatrico sul serial-killer. Il solito pistolotto filosofico sulle brutture della vita. La solita dose di sesso non necessario. Anche la “critica” (si fa per dire) indiretta sulle magagne della polizia e sulla società (lasciamolo stare che altrimenti gli si rovina la carriera, il solito raccomandato ecc…) nel contesto di leggerezza e ingenuità disarmanti (leggere i dialoghi per credere) perde forza e appare stonata come un pianoforte scordato.

P.S. Si salvano le parti più prettamente storico-leggendarie sulla civiltà sarda. Sembrano quasi scritte da un’altra mano.

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