Spesso si pensa che basti anche solo accennare a Sherlock Holmes perché il successo di pubblico sia assicurato, si tratti di film, telefilm o qualsiasi altro medium: una vicenda tutta italiana di quarantacinque anni fa dimostra che non è affatto così.
Apre le danze Il Giallo Mondadori n. 1015 (Quel pericolo pubblico di Mike Shayne) che arriva in edicola il 14 luglio 1968. Dopo il romanzo di Brett Halliday la rubrica Calibro 23’ di Pier Carpi parla delle novità televisive imminenti e annuncia l’arrivo di una serie di film italiani con protagonista il segugio di Baker Street: pur non fornendo dati, dato l’ampio anticipo, il giornalista è chiaramente titubante: il messaggio che se ne trae si può riassumere in “state attenti a toccare i maestri”.
Il 30 luglio 1968 un “servizio particolare” del quotidiano “La Stampa” annuncia che «Maigret lascia il posto all’astuto Sherlock Holmes»: sta infatti per arrivare in TV un nuovo sceneggiato con protagonista «il capostipite di Maigret, di Nero Wolfe, di Sheridan e di Perry Mason», interpretato da Nando Gazzolo. «L’attore sarà il protagonista dei due racconti La valle della paura e Il mastino di Baskerville, adattati rispettivamente in due e tre puntate da Edoardo Anton».
Scopriamo che la lavorazione dello sceneggiato, svolta nell’aprile precedente, si è divisa fra gli interni girati negli studi di Napoli e gli esterni nel castello di Buckling Hall in Inghilterra, il tutto diretto dal regista Guglielmo Morandi. Malgrado se ne riparli ad agosto, non è ancora chiaro quando arriverà in TV questo lavoro.
Finalmente giovedì 10 ottobre 1968 l’annuncio, sempre su “La Stampa” (unico quotidiano che sembra aver dimostrato interesse per l’evento): «Arriva sul nostro teleschermo l’infallibile Sherlock Holmes [...] Domani sera alle 21,15 sul secondo canale». All’epoca infatti il “secondo canale” (l’odierna Rai2) trasmetteva il venerdì sceneggiati o film televisivi dedicati al giallo.
«Il peso di Conan Doyle nella storia del genere poliziesco è fuori discussione – racconta il giornalista Ugo Buzzolan. – Partendo dall’Edgar Poe de I delitti della via Morgue, de Il mistero di Maria Roget, de La lettera rubata (e ispirando, in un certo senso, il suo personaggio a quello del famoso cervellone ideato da Poe, Augusto Dupin), egli seppe creare un tipo di detective dotato di un acuto spirito di osservazione, di una logica ferrea, e soprattutto di un metodo deduttivo e parascientifico; e lo fece eccentrico, esibizionista, vanitoso, colto e raffinato». Detto questo, però, il giornalista si chiede: perché rilanciare Holmes nel 1968? «Perché è Sherlock Holmes: la risposta è semplicissima ma esatta».
Quindi l’11 ottobre va in onda lo sceneggiato? No...
Tutto viene di nuovo annunciato il 12 ottobre, come se niente fosse: che sarà mai? Un giorno di ritardo si può anche perdonare. «È nella campagna inglese che Sherlock Holmes è chiamato – racconta la trama della prima di tre puntate previste per La valle della paura, – in rivalità con un commissario di polizia, a risolvere l’oscuro caso di Mr. Douglas, gentiluomo provinciale trovato nello studio del suo castello ucciso da un colpo di pistola in pieno viso. Il detective, accompagnato dal fedele Watson, si reca sul luogo del delitto e fa al conoscenza delle persone che furono più vicine alla vittima».
Quindi il 12 ottobre va in onda lo sceneggiato? No...
Con un altro “servizio particolare”, il 16 ottobre “La Stampa” annuncia che «il debutto dello Sherlock Holmes televisivo, con Nando Gazzolo, subirà un ulteriore rinvio: l’accordo tra gli eredi di Conan Doyle e la RAI per i diritti di riduzione televisiva non è stato del tutto definito». È lo stesso motivo, si scopre, del ritardo precedente: invece di slittare di un giorno, stavolta la RAI ha preferito slittare a data da definirsi.
Sabato 19 ottobre la pazienza è agli sgoccioli: il venerdì precedente è andato in onda il sostituto di Holmes e non pare essere piaciuto. «Non abbiamo la più pallida idea di cosa sia lo Sherlock Holmes con Nando Gazzolo, se un capolavoro o una scemenza – si sfoga il citato Ugo Buzzolan. – Ma per quanto possa essere una scemenza, il telefilm inglese dal titolo Il verdetto lo ha sostituito indegnamente». Va ricordato che all’epoca per “telefilm” si intende quello che oggi chiamiamo film televisivo.
Il giornalista spara a zero sul povero prodotto britannico, forse sfogando la frustrazione di non poter gustarsi il buon Holmes, ma lo sceneggiato con Gazzolo non si vede ancora all’orizzonte.
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