E’ noto come Arthur Conan Doyle a un certo punto della propria esistenza si sia avvicinato al mondo dello spiritismo, un tema ineludibile in un epoca nella quale aveva assunto i connotati di una vera e propria moda e che nel caso dell’autore di Sherlock Holmes potrebbe essere stata anche una possibile reazione allo sconforto per la prematura perdita del figlio.

Nel vasto e spesso confuso mondo del paranormale, uno dei temi che con la nascita della fotografia assunse un ruolo di spicco tra gli studiosi e i semplici appassionati, fu quello della fotografia spiritica, ovvero la tesi secondo cui fosse possibile immortale le anime dei trapassati o l’energia rilasciata in conseguenza della loro morte. Un tema al quale Conan Doyle dedicò un saggio rimasto finora inedito in Italia e che grazie a Marsilio Editore è finalmente disponibile in libreria e negli shop online.

La sinossi pubblicata sul sito della casa editrice illustra i contenuti e le ragioni che portarono Conan Doyle alla pubblicazione di un testo così particolare.

“Obiettivo di questo libro, prodotto del sensazionalismo editoriale del 1922, era mostrare la verità e l’utilità della fotografia spiritica. Doyle, membro ordinario della Physical Society (ma anche della Society for Psychical Research), indaga con altri uomini e donne di scienza e di lettere su ciò che non è visibile agli occhi. La domanda intorno alla quale ruota questa difesa della fotografia di fantasmi è se con una macchina fotografica sia possibile o no restituire un volto a chi è morto – e, in ultima analisi, se si possa dimostrare l’immortalità dell’anima.

Doyle procede come il suo Sherlock Holmes: raccoglie indizi, fa eccezioni, ricostruisce storie per ricostruire vite. L’occasione è data da un’accusa del parapsicologo britannico Harry Price a William Hope, fondatore del Crewe Circle di cui Doyle è appassionato simpatizzante: Price sostiene che Hope sia un impostore, che non fotografi i fantasmi ma manipoli le lastre fotografiche. Doyle, attraverso un confronto tra le fotografie in vita e in morte e grazie a una rete di ferrate e inappuntabili ipotesi, difende Hope. Della versione di Price ci è rimasto poco, di quella allucinante e romanzesca di Doyle tutto. Perché la letteratura dice la verità”.

Il curatore, Alessandro Giammei (Roma, 1988) è assistant professor d’Italianistica al Bryn Mawr College. Dopo la laurea alla Sapienza di Roma e il perfezionamento alla Normale di Pisa, ha insegnato a Princeton, alla New York University e nel sistema carcerario del New Jersey, pubblicando articoli e saggi sull’arte e la letteratura del Rinascimento e del Novecento. Il suo Nell’officina del nonsense di Toti Scialoja (edizioni del verri 2014) ha vinto l’Harvard Edition dell’Edinburgh Gadda Prize nel 2015. Questo, se lo è, è il suo primo romanzo.

Info

Fotografare gli Spiriti di Arthur Conan Doyle, Marsilio, Collana LUM, 224 pagine, a cura di di Alessandro Giammei, brossura, Euro 15,00