Pubblichiamo oggi una intervista a Massimo Tucci, autore di numerosi testi scientifici che ha scritto ora il suo primo romanzo, La porta dell’inferno, di cui ci racconta: un noir metropolitano ambientato a Torino e pubblicato per la collana Nuove Voci Tracce di Albatros. Andiamo a scoprire la penna di questo scrittore ex magistrato tributario, professore universitario e avvocato internazionalista. Tucci ha girato il mondo ricavandone la convinzione che i sentimenti dell’uomo, buoni o cattivi, siano uguali a qualsiasi latitudine.

Massimo, perché hai scelto Torino come luogo di ambientazione?

Il motivo è duplice: mi serviva un luogo innocentemente satanico come una delle città del cosiddetto triangolo della magia nera e, allo stesso tempo, desideravo muovermi in un ambiente familiare come è per me la Torino dei miei studi universitari e della mia carriera accademica.

Nel noir metropolitano la città e la metropoli non fanno soltanto da sfondo ma diventano veri protagonisti della storia, così come la violenza, la criminalità e il degrado ambientale e morale. Che cosa volevi denunciare attraverso queste pagine?

Non ho pretese di denuncia sociale, non sono un fustigatore di costumi. Da grande peccatore dovrei anzitutto fustigare me stesso, ma non ho di queste fantasie masochiste. Torino è una città che amo e che al tempo stesso è lo specchio di mille altre città di grandi dimensioni. In più ha però una caratteristica: tutto nella capitale piemontese sembra svolgersi in modo ovattato, non segreto o nascosto, semplicemente discreto. E il male qui non fa eccezione, è sempre compiuto non rinunciando a un certo bon ton sabaudo.

Protagonista è l’avvocato Arnaldo Bertini, che tipo è?

Uno che non ha nulla da spartire con gli eroici investigatori che riempiono le nostre librerie o i serial televisivi di produzione nostrana. Anche i nostri detectives caserecci non rinunciano infatti a una buona e sana violenza, intesa come necessaria per far trionfare il bene. Arnaldo è invece il vicino della porta accanto. Bello ma non sa di esserlo, pigro quel tanto da impedirgli di diventare un carrierista.

Fondamentalmente un mite che, suo malgrado, finisce per trovarsi in un mare di guai che non ha cercato ma che comunque non fa nulla per evitare perché in fondo ha un profondo senso della moralità e del dovere che, in questo secolo ventunesimo, non sono di moda, come l’onestà troppo profonda verso se stessi e gli altri.

Troviamo in lui qualcosa di te?

Probabilmente sì, non ci ho mai fatto caso ma Arnaldo è uscito dal mio iPad praticamente da solo, si è imposto. Lui, che apparentemente non si impone a nessuno, con me è stato un vero dittatore. Fin dall’inizio mi ha detto chi voleva essere e, soprattutto, chi non voleva essere.

Massimo Tucci
Massimo Tucci

Questo libro ha venduto migliaia di copie nell’edizione ebook. Quale pensi sia l’ingrediente del successo?

Spero l’ironia con la quale tratto tutto, anche gli omicidi. In un sovraffollamento di carneficine, reali o mediatiche, forse la gente cerca ancora un po’ di leggerezza, anche se condita con un po’ di sangue di prammatica.

Infine, ci sarà un nuovo caso per l’avvocato Arnaldo Bertini?

Sono già pronti altri due romanzi: nel secondo Arnaldo deve indagare a Milano nel mondo della moda che conosco per esperienza personale. Nel terzo lo porto in Africa a condividere le mie esperienze di quando ho collaborato con le Nazioni Unite e, tanto per cambiare, sono anche andato a cercarmi, come lui, un certo quantitativo di guai collaterali.

La porta dell’inferno

di Massimo Maria Tucci

Genere: Thriller

Listino: € 14,90

Editore: Albatros

Collana: Nuove Voci Tracce

Pagine: 262

EAN: 9788830658042