L’affare D’Arblay di R. Austin Freeman, Mondadori 2024.

Il dottor Stephen Gray, voce narrante, rievoca un episodio di una ventina di anni prima quando, giovanotto sui venticinque anni, se ne va “lieto e spensierato verso la campagna”. Attraversato Wood Lane entra nel Bosco del Camposanto e vede una giovane di singolare bellezza a scrutare tra le macchie in cerca di qualche cosa. Poi, lungo il margine di uno stagno, trova a fior dell’acqua il viso di un uomo con il corpo quasi completamente nascosto dalle erbe palustri! Ritornato indietro, e incontrata di nuovo la signorina, viene a sapere che trattasi proprio di suo padre, lo scultore Julius D’Arblay che la notte precedente non era ritornato a casa. Lei è Marion e viveva con lui, essendo morta la mamma.

La stranezza del caso induce Stephen a rivolgersi al dottor John Thorndyke, “il più autorevole degli specialisti viventi” di cui era stato allievo e il massimo fautore dell’investigazione scientifica, per accertare la vera causa della morte e aiutare la signorina. Verremo così a sapere che Julius D’Arblay è stato ucciso con una dose letale di veleno con aconitina tramite iniezione…

Nel fondo dello stagno verranno poi trovati tre oggetti fra cui una moneta davvero interessante unica al mondo, acquistata dal milionario americano Van Zellen che morì pure lui avvelenato. I due casi sembrano collegati…

I pericoli non mancheranno tra cui il tentativo di uccidere Stephen con la caduta di una gru, il freno tagliato della bicicletta di Marion e il suo accoltellamento da parte un uomo orribile con due grandi sopracciglia nere, un grosso naso ricurvo come il becco di un uccellaccio e un cappellone calato sugli occhi.

Avremo una storia davvero complessa tra casse da morto vuote, morti che non sono morti, vivi che non sono vivi e vivi che non sono quello che dicono di essere. Con Stephen Gray che ci ricorda Watson spesso meravigliato di fronte a certe esternazioni volutamente incomplete di Thorndyke e tutto preso dal fascino di Marion.  Alla fine, per capire tutta quanta l’incredibile vicenda, non ci resta che ascoltare il sagace dottore.

Per I racconti del giallo abbiamo La forca di Daniele Fontani vincitore del premio Gialli.it 2023.

In prima persona da Carmela nel campo di sterminio di Auschwitz dal 20 novembre 1944, costretta a diventare donna di bordello per sopravvivere. Il 23 gennaio 1945 si troverà davanti ad un omicidio di un soldato nazista, e dovrà dichiarare forzatamente di essere stata lei l’assassina. A meno che non riesca a trovare il vero colpevole, perché qualcuno deve finire per forza sulla forca. E allora via all’indagine personale che potrebbe basarsi sul fatto di una detenuta scomparsa proprio il giorno dell’omicidio…

Un racconto secco, duro, che ci riporta ad un tragico momento storico di immane bestialità. Forse per Carmela e per tutti gli altri prigionieri un barlume di speranza il giorno successivo 24 gennaio 1945…

Buona lettura