Teatro di questo giallo palermitano è un piccolo commissariato di Polizia del quartiere Annunziata, dove lo scarno organico si trova a dover risolvere tutti i problemi legati a un avamposto statale situato in un quartiere dominato da una cosca mafiosa inamovibile e inclemente. A capo di questa ventina di persone (anche se poi gli operativi effettivi sono tre, boss incluso) c'è il Commissario Giovanni Porzio, personaggio dai metodi suggeritigli da un'unica e personalissima regola: la democrazia è bella fin quando comando io. La storia: nel parco di Santa Maria, vicino alla chiesa di don Mario Parenti viene ucciso Carmelo Pitone, giostraio e spacciatore. L'assassino, dopo avere abusato della vittima che era omosessuale, lo uccide squartandogli il petto. Don Mario, sente delle grida dalla vicina parrocchia e corre in aiuto del suo compaesano ma purtroppo il vecchio prete ha la peggio e finisce a terra picchiato e percosso con calci e pugni, in un lago di sangue, lasciando così purtroppo alla fuga il malvivente. Porzio e i suoi uomini indagano preoccupandosi principalmente di effettuare un'attenta analisi della scena del delitto. I personaggi principali di questo romanzo, in particolare il Commissario Porzio, assomigliano a nostro parere a quelli narrati da Andrea Camilleri, forse anche a causa dell'ambientazione della storia, dalle tipiche sfumature del nostro sud. I lettori che conoscono il personaggio di Salvo Montalbano non fanno nessuno sforzo a riscontrare tra i due delle affinità, dei modi di fare tipici di quei luoghi dove i ritmi lenti e un piatto di spaghetti con la passata di pomodoro prevalgono su qualsiasi altra cosa. Il romanzo è godibile e divertente e Palazzotto utilizza soluzioni espressive molto ricercate e audaci. I personaggi principali, oltre al commissario, sono i suoi due colleghi Giulio Chimenti e Anselmo Faraci, oltre al medico legale Giuseppe Mazzo, appassionato di rock heavy metal. Carismatico e divertente il personaggio di Porzio che adora i cannoli alla ricotta di Zia Maria, ama la succulenta e condita cucina del suo paese e tende sempre le orecchie alle parole "sta cucinando ...". Lui, d'altronde, si ritiene "la migliore forchetta dell'Italia repubblicana" e trova assolutamente indigesti i cheeseburger, ma la vita a volte gli pone delle sgradite scelte obbligate e a quel punto è costretto a soccombere. Gery Palazzotto è nato a Palermo nel 1963 ed è vicecaporedattore del "Giornale di Sicilia. Appassionato di musica e nuove tecnologie, ha studiato chitarra Jazz. Questo è il suo primo romanzo. Di nome faceva Michele di Gery Palazzotto Dario Flaccovio Editore, Pagg.183. Euro 13,00