Passando di palo in frasca, che è poi il bello (o il brutto) di andare via spedito a ruota (gialla) libera, non posso qui dimenticare Ian Rankin per il motivo che non posso dimenticare John Rebus, l’ispettore di polizia di Edimburgo. Un personaggio singolare di mezza età e di vecchio stampo che usa i metodi tradizionali. Interroga, interroga, interroga. Legge, legge, legge. Che cosa? No, no non romanzi e letteratura varia. Per carità. Legge i rapporti scritti a mano. Che sono per lui pura letteratura. Litiga sempre con i superiori e non scende mai a compromessi. Né fa favori di sorta. Quando c’è da andare dritto va dritto a costo di rimediarci una capocciata. Il suo luogo preferito di meditazione è il pub. Una pinta di birra (o una birra dipinta? Direbbe un mio amico burlone) o un bicchierino di whisky e le cose tornano al loro posto. Si fa per dire, perché anche lui ha le sue brave gatte da pelare. E’ stato lasciato dalla moglie Rhona che si è portata dietro la figlia ed ha una vita sentimentale direi malinconica. Spesso è solo, disprezza la città nuova, tutto il guazzabuglio di grattacieli, banche d’affari, boutique, luci e quant’altro costruiti oltre la città vecchia. Dorme praticamente su una poltrona. Un bel personaggio. Non perdetelo. Ultimamente è impelagato in un caso di scottante attualità Indagini incrociate pubblicato da Longanesi nel quale vengono messe all’indice le malattie del nostro tempo: razzismo, intolleranza sociale, sfruttamento del più debole. Tutto parte dall’omicidio di un curdo. Un clandestino.

Chi dice che da vecchi il cervello va in tilt si sbaglia di grosso. Almeno non tutti i cervelli. E comunque certamente non quello di Elmore Leonard che a 79 (settantanove) anni ha tirato fuori “Hot Kid”, Einaudi stile libero 2006. Un capolavoro secondo Corrado Augias. E c’è da credergli.

 

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