Roma - Fino al 13 aprile, presso lo Stabile del Giallo rimarrà in scena Sherlock Holmes e il mistero della tomba egizia. Un giallo di Raffaele Castria, Marco Zatterin e Riccardo Barbera, ambientato a Luxor, nella valle dei Re, dove fervono gli scavi delle tombe egizie sotto l’egida del protettorato inglese. Howard Carter, giovane archeologo inglese, si imbatte in un viaggiatore di passaggio, un certo Sigerson (Sherlock Holmes in incognito) che si rivela uomo dalle eccezionali capacità intellettive. Carter lo invita a collaborare alla risoluzione di un mistero: in una tomba in corso di scavo, un affresco che ritrae il dio Apopi è in realtà una mappa della valle dei Re. la preziosa mappa non ancora decifrata contiene, le indicazioni per giungere ad un “Tempio occulto”.

Lo spettacolo mescola giallo, enigmistica ed esoterismo a caccia di suggestioni ma non tralasciando la giusta carica di ironia che stempera la cupezza dell’argomento. Sherlock si esibisce con equilibrismi logici arditissimi e anche il pubblico è chiamato a risolvere un enigma realmente risolvibile. Basta seguire la regola: dopo aver eliminato l’impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità. Solo così chi tra gli spettatori sarà così bravo da risolvere l'enigma vincerà un premio. Per tutti gli altri un piatto di pasta come premio di consolazione.

Sherlock Holmes e il mistero della tomba egizia, fedele al “Canone sherlockiano”, è situato temporalmente nel periodo buio in cui il grande detective, in fuga dagli accoliti di Moriarty, peregrina per il mondo (soprattutto verso oriente) sotto falso nome, compiendo imprese che non verranno mai raccontate dal dott. Watson, il suo biografo ufficiale.

Il suo nome fittizio (in EMPT Holmes rivela che lo pseudonimo usato durante le sue peregrinazioni nel Grande lato è stato Sigerson), la presenza di società segrete (in questo caso massoniche), la citazione del “Cerchio rosso”, persino il numero dei gradini che conducono alla tomba (pari a quelli dell'appartamento del grande detective al 221b di Baker Street): tutto allude e si ispira al Canone.

La presenza tra gli autori, oltre ai teatranti Castria e Barbera, di Marco Zatterin, che ha pubblicato tra l’altro una bellissima biografia di Giovanni Battista Belzoni (grande e singolare archeologo italiano, tra i primi esploratori di tombe egizie, ampiamente citato nella commedia), garantisce anche la congruenza egittologica del testo.

Lo spettacolo rimarrà in scena fino al 13 Aprile allo Stabile del Giallo,

via al Sesto Miglio, 78 (traversa della Cassia) tel 33262799 – 0693930215

Repliche dal mercoledì al sabato ore 21.30, domenica ore 18.00

Biglietti: intero 20,00 € ridotto 15,00 €