Ogni volta che mi accosto a Giorgio Faletti mi prende un certo sgomento, dico la verità. La paura di trovare qualcosa di bello e di incompiuto allo stesso tempo. Così è stato per (quasi tutte) le opere passate, così è per Pochi inutili nascondigli, Baldini Castoldi Dalai 2008.
Una gomma e una matita, il fare (creare) e il disfare, una metafora sugli “scherzi” della vita (ti amo ma non mi ami, ti voglio ma non mi vuoi), un morto che c’è e che non c’è (sparisce), io ti creo ma poi ti scancello, con il commissario Valente che non si raccapezza del guazzabuglio in cui è cascato.
E poi vita di paese, amici, battute, chiacchiere da bar, la bellezza, l’amore sconfinato che
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