Dalla collana I Bassotti – Mystery Collector’s Edition riportiamo la “dichiarazione d’intenti” dell’Editore:

 

<<Questa piccola biblioteca del giallo si propone di presentare al pubblico della libreria una produzione letteraria pressoché irrepetibile, rivalutando un genere che resiste con successo da oltre 150 anni e in cui si sono cimentati, tra gli altri, poeti, economisti, storici, scienziati, filosofi. Costruita con la passione del collezionista, attingendo soprattutto alla grande tradizione angloamericana, la collana riserva molte sorprese: a romanzi fondamentali, ma spesso misconosciuti, dell’età d’oro del mystery – tra il 1920 e il 1940 – e ad alcuni inediti in Italia, si affiancano singolari riscoperte, libri di autori poco noti, talvolta con al loro attivo una sola grande storia poliziesca, geniali “divertissement” intellettuali e opere che hanno aperto la strada al thriller moderno.>>

 

Da una analisi, anche superficiale, dei titoli sino ad ora pubblicati si può tranquillamente affermare che la collana risponde in pieno a quanto dichiarato, facendoci conoscere o riscoprire autori veramente interessanti, come nel caso di Joseph Smith Fletcher (1863 – 1935) di cui viene presentato il romanzo Il mistero di Charing Cross (The Charing Cross Mystery). In precedenza, sempre in questa collana, era stato presentato Delitto a Middle Temple un romanzo che a suo tempo ebbe un successo enorme ed è inserito nell’elenco delle “pietre miliari” del giallo compilaro da Howard Haycraft insieme a Ellery Queen.

L’autore era molto popolare in Inghilterra e praticamente sconosciuto negli Usa finché l’allora presidente americano Woodrow Wilson ne apprezzò pubblicamente i suoi romanzi e da quel momento il successo arrise all’autore anche fuori dal suo paese.

Il mistero di Charing Cross  è una curiosa variante della categoria dei “delitti in treno” in cui Fletcher, con grande abilità, riuscì a fondere mystery, azione e detection.

 

 

Cosa è scritto nella "quarta":

 

Dopo aver passato una serata in compagnia di amici, un giovane avvocato londinese sale su una carrozza della metropolitana diretto al suo appartamento. La carrozza è vuota, ma dopo qualche fermata due uomini prendono posto accanto a lui. Uno è anziano, corpulento, ben vestito, con un viso simpatico e un’aria visibilmente compiaciuta. L’altro è più giovane, indossa abiti malridotti e ha un aspetto sofferente, ma uno sguardo vivo che denota prontezza d’ingegno e mani affusolate che si muovono con eleganza. I due chiacchierano, e l’avvocato non può fare a meno di ascoltare. L’uomo anziano parla di una donna; a un certo punto si piega verso l’altro, abbassa la voce fino a un sussurro e nulla più si sente della conversazione. Il treno si ferma a un’altra stazione e riparte senza che nessuno sia salito sulla carrozza. D’improvviso l’uomo anziano si blocca a metà di una frase, s’irrigidisce, si guarda intorno con aria sconcertata, porta una mano alla gola e cade a terra. Il treno, nel frattempo, è arrivato alla stazione di Charing Cross. «Vado a cercare un medico! Torno subito!», esclama l’amico in preda all’agitazione e si allontana di corsa. Ma non tornerà più, e comunque il suo compagno è già morto. Avvelenato. Scritto nel 1923, questo “delitto in treno” è una delle più riuscite opere dell’autore.

 

 

Il mistero di Charing Cross di J. S. Fletcher (The Charing Cross Mistery, 1923, Traduzione Dario Pratesi, Marco Polillo Editore, collana I Bassotti 57, pagg. 308, euro 13,40)

ISBN 978-88-8154-312-0