Dante, ecco sì era il tempo di Dante. Sì, ricordo dove ti ho vista, ne ho una memoria nitida: la navata laterale della chiesa di Santa Trinità, eri in ginocchio e davanti a te si spargeva luce. Io venivo da Siena, con la compagnia di Cecco Angiolieri, ricordi? Non ero un gran frequentatore di chiese se non quella di San Cristoforo, dove si tenevano le assemblee del popolo senese. Quella mattina però, avevo avuto un impulso irresistibile ad entrare, forse era stato il bianco e nero degli archi laterali ad attrarmi, simili a quelli del nostro duomo, forse la voglia di riflettere sul significato di una vita girovaga, forse…

All’interno la penombra ed il brusio di preghiere sommesse non mi avevano impedito di vederti subito, c’era un chiarore di luce davanti a te che non capivo. Vidi i tuoi occhi poi, il tuo sorriso dolcemente paziente, la raggiera dei capelli raccolti in una lunga treccia a coronarti la testa.

 “ Fresca rosa novella..." mi venne alla mente, ma erano parole di altri; rimasi in un silenzio turbato; felice per aver capito come, adesso, la vita da me vissuta potesse avere un senso.

 

La messa terminò, il prete benedisse tutti augurandoci la pace del corpo e dell’anima, ti alzasti, e lentamente, volgesti attorno lo sguardo. Mi ritrassi, non avevo mai visto sì beltade, non bellezza, beltade. Beltade è “quel” modo di camminare, parlare, pensare, è “quel” rapporto che si stabilisce con gli altri, è l’anima che riusciamo a rendere palese.

Turbato, restai ancora in silenzio guardandoti uscire. La luce entrando dalla porta definiva la tua figura, io dietro mi avvolgevo nel riverbero. Sussurrasti qualcosa alla donna che ti era accanto, poi girasti rapida lo sguardo fissandolo nel mio.

Nella compagnia di Cecco non si era abituati al silenzio, adesso ne scoprivo la pienezza. Capii come un'altra vita potesse essere vissuta. In quella chiesa, si era creato un prima ed un poi e tu ne eri l’accesso.

Come raggiungerti? Come muovermi senza rompere l'incantesimo? Sulla porta, la manica del tuo vestito che si apriva in un taglio svasato ed ampio con una trina candida a prolungarla, stava per rimanere impigliata nella testa del pesante cardine. "Attenta!" gridai scostandoti il braccio, molti occhi mi fissarono con riprovazione: avevo parlato a voce alta, non ti avevo chiamato madonna, ti avevo toccato il braccio.

Non è così che usava. La donna accanto a te si mise tra noi come per difenderti. I nostri occhi erano ancora uno nell'altro. Eri tu donna mia, ed io per te, forse, ero ancora sconosciuto...

 

 

"Fermatevi messere!" più che le parole fu la stretta forte che sentii sul mio braccio a bloccarmi mentre uscivamo dalla chiesa, volgendomi mi trovai di fronte a quattro uomini tracagnotti, con lo sguardo cattivo, le mani pronte sull' elsa della daga. " E' abitudine senese quella di importunare le donne in chiesa? ", "Che importunare...che importunare, ho solo evitato che quella donna si strappasse la veste, mi sembra! ", "Non giocate con noi messere. Messere...?" " Bizzarretto Lucidi da Siena. ", " Lo sappiamo da dove venite, vi abbiamo visto spesso in compagnia dell' Angiolieri. Sappiamo molte più cose di quanto crediate" "Allora?" "Allora lontano dalle nostre donne, sguardo basso e via! Andare!", "Ma come vi permettete!" " Ci permettiamo e ci presentiamo, siamo i fratelli di Simeone Guardaboschi, marito di Cecilia Torrenieri, la donna che ha così fortemente attirato la vostra attenzione. Simeone è alla guerra con gli infedeli, noi invece siamo qui e siamo in quattro! Capito? A non più vederci messere! E lo dico come augurio per voi!".

Ricordi? Tuo marito era alla guerra in Palestina, anche allora c’era guerra. Dicevano di farlo per la fede, più probabilmente era per rapinare quel poco che era rimasto. Allora usava così.

I suoi fratelli, invece, erano rimasti per curare gli interessi di famiglia. E tu eri una cosa che apparteneva loro.

Ancora sbigottito, camminavo indolente verso un'osteria, era ora di mangiare qualcosa, Cecco e gli altri non si vedevano, ed io non avevo alcuna intenzione di aspettarli, per vederli poi tornare ubriachi fradici.

Svoltato l'angolo nei pressi della Pieve, mi scontrai con una figura ricevendone un colpo sordo allo stomaco, " Voi?" era la donna che ti sedeva accanto in chiesa, non rispose alla mia sorpresa, poi passandomi veloce accanto,  sussurrò "Stasera al primo buio!". Decisamente quello era il giorno degli incontri misteriosi e violenti.

Certo la botta era stata forte, la bocca dello stomaco ancora mi doleva, meccanicamente iniziai a massaggiarmi, fu così che trovai nel taschino del giustacuore un pezzo di pergamena, era stato usato più volte, le vecchie scritte grattate via con un coltello, lessi con difficoltà alcuni segni nuovi che vi erano stati scritti frettolosamente sopra " Accanto alla casa dei Tornaquinci, il muro con la porta, il giardino, al primo buio, ci sarò...". Attesi con ansia l'ora, ascoltai con fastidio le battutacce della compagnia che nel frattempo era tornata, ubriaca come avevo temuto.