In un precedente articolo abbiamo parlato del saggio dal titolo L’incubo ha mille occhi, pubblicato dalla Elara in questi giorni.

Per la sua presentazione era stato dato appuntamento agli appassionati per lo scorso 13 marzo presso la libreria Coop che si trova a Piazza Castello, in pieno centro città.

Gli spaziosi locali della libreria in breve si sono riempiti di appassionati e cultori del grande autore, curiosi, e molti personaggi interessate al fantastico in ogni sua espressione.

Per la casa editrice Elara era presente Ugo Malaguti, oltre ai due curatori Riccardo Valla e Antonino Fazio e all’artista Antonella Liscio creatrice del disegno di copertina,  era presente anche Giuseppe Lippi, noto e bravissimo curatore di Urania.

Ugo Malaguti ha introdotto la discussione parlando del suo interesse per questo volume, interesse che ha fatto sì che il progetto sopravvivesse al tracollo della Perseo. Ha poi parlato brevemente dei contributi offerti dai vari autori, alcuni dei quali sono degli esperti molto conosciuti. Ha poi

sottolineato, in particolare, il notevole equilibrio e la completezza dello studio a più voci che costituisce l'ossatura del libro, senza dimenticare le informazioni biografiche e bibliografiche che completano il volume, e lo caratterizzano come uno dei pochissimi studi completi sul grande autore

americano (di fatto l'unico pubblicato in Italia, se si esclude il volume Nero su nero. Tutto su Cornell Woolrich, pubblicato da Mondadori nel 1986).

Antonella Liscio ha parlato della sua (inquietante) copertina, ispirata al racconto Il corpo di Jane Brown, e delle figure femminili delineate da Woolrich, il quale ha saputo rappresentare le donne nella loro duplice natura di angelo e demonio, luce e tenebra, sogno e incubo, un connubio

inestricabile da cui sorgono le mille sfaccettature delle loro complesse e affascinanti personalità.

Riccardo Valla, che ha ripreso la parola in seguito, instaurando un vivace dibattito con gli altri conferenzieri, nel suo intervento iniziale ha accennato brevemente alla tesi contenuta nel suo contributo al volume, secondo la quale, in Woolrich, la conseguenza principale dell'atto criminoso è, in definitiva, quella di sottrarre a qualcuno, che ne avrebbe il diritto, la sua aspirazione alla felicità.

Riprendendo questa idea, Antonino Fazio ha ipotizzato che il fatto di attribuire l'infelicità all'azione malvagia di un umano nei confronti di un altro umano è forse un modo, per Woolrich, di trovare una motivazione "terrena" a quella che doveva sembrargli invece una condanna inflitta all'uomo da un universo impietoso. Fazio ha poi raccontato alcuni aneddoti della vita di Woolrich, ed altri riferiti ai contatti instaurati con il biografo ufficiale dello scrittore, l'americano Francis M. Nevins.

Giuseppe Lippi,  ha parlato di Woolrich come scrittore e come uomo, accennando alla sua eccezionale capacità di provocare nel lettore un'angoscia capace di raggiungere livelli quasi insopportabili, sia nei racconti di suspense, sia in quelli più specificatamente weird ed horror, come quelli contenuti nel volume Musica dalle tenebre (Mondadori, 1982; postfazione di Barry Malzberg). Rispetto ad autori in qualche modo assimilabili a Woolrich, come Edgar Allan Poe, Howard Phillips Lovecraft, Robert E. Howard e Fredric Brown, Woolrich si distingue, secondo Lippi, per la sua capacità di esprimersi a un livello più viscerale ed emotivo, tale da coinvolgere i lettori nei deliri angosciosi in cui sono costantemente immersi i suoi personaggi. Citando un dettaglio della propria biografia, Lippi ha poi sottolineato l'opportunità che la lettura di Woolrich ha

offerto, e può ancora offire a chiunque lo legga, di passare da un genere specifico, come la fantascienza, a un genere apparentato col giallo, nella sua accezione più ampia e al tempo stesso atipica.

Dopo circa due ore si è conclusa la presentazione ci si è trasferiti al ristorante tipico Il porto e le discussioni sono continuate  sui fatti e i misfatti della fantascienza, del giallo, dell'editoria.

Ecco il tavolo con i relatori. Partendo da sinistra vediamo Ugo Malaguti, Antonella Liscio, Giuseppe Lippi, Antonimo Fazio e Riccardo Valla

Diamo ora una breve nota biografica dell’autore:

Cornell Woolrich (1903-1968), il cui nome completo era Cornell George Hopley-Woolrich, usava anche gli pseudonimi William Irish e George Hopley.

E’ stato autore di racconti suspense, pulp e noir. Ha vissuto un’esistenza schiva e solitaria, vittima di un rapporto esclusivo con la madre Claire Attalie Woolrich.

Scrittore molto prolifico ha pubblicato racconti di successo su riviste americane come Black Mask, Detective Fiction Weekly ed Ellery Queen’s Mystery Magazine per quarant’anni, ma la sua definitiva consacrazione letteraria gli arrivò con la celebre “serie in nero”: La sposa in nero (1940), L’alibi nero (1942) L’angelo nero (1943).

Moltissimi suoi lavori hanno ispirato serie televisive e film, fra cui La finestra sui cortile di Hitchcock, La mia droga si chiama Julie di Truffaut, Martha di Fassbinder.

Ha pubblicato anche romanzi con lo pseudonimo di William Irish: Vertigine senza fine (Waltz in the darkness, 1944), Ho sposato un'ombra (I married a dead man, 1948); e con quello di George Hopley: La notte ha mille occhi (Night has a thousand eyes, 1945).

A quanti sono interessati alle opere di Cornell Woolrich ricordiamo che recentemente è stata pubblicata una antologia degli ultimi scritti di questo grande autore del noir. Si trata della antologia:

Questa notte, da qualche parte a New York (Kowalski editore, 2009)