Con il numero 88 troviamo nella collana “I Bassotti” un interessante giallo dal titolo In un villaggio inglese (The Lord Have Mercy, 1956). Il romanzo è stato scritto da Shelley Smith, pseudonimo di una scrittrice inglese il cui vero nome era Nancy Hermione Courlander.

Nel romanzo l’autrice descrive molto bene la vita dei vari abitanti di un tipico villaggio inglese, dove non succede mai nulla, chi viene da fuori è visto come “straniero” e l’attività principale di tutti ma in particolare delle signore del villaggio è il pettegolezzo e il controllare di nascosto quanto avviene nel quartiere o nelle case vicine.

Da tempo nel villaggio è arrivato da fuori il dottor Robert Mansbridge, che a differenza di altri “stranieri” è stato accettato in quanto persona gentile e ben disponibile, la moglie Editha, invece è antipatica a tutti.

La tranquillità del luogo, viene scossa dalla morte per avvelenamento di una persona. Suicidio o delitto?

L’autrice:

Shelley Smith (1912-1998), pseudonimo di Nancy Hermione Courlander, nacque a Richmond on Thames, in Inghilterra. Trasferitasi in Francia con la famiglia, compì gli studi prima a Cannes e poi a Parigi dove si diplomò alla Sorbonne nel 1931. Il suo primo giallo, Background for Murder, è del 1942 e a questo faranno seguito altre quattordici opere, le prime più vicine al mystery tradizionale, le successive più legate all’aspetto psicologico della personalità del criminale. Tra queste ultime, considerate universalmente le migliori, meritano di essere ricordate The Party at No 5 (1954, La cantina n. 5), The Ballad of the Running Man (1961, La ballata dell’uomo in fuga) e, soprattutto, The Lord Have Mercy (1956, In un villaggio inglese - I bassotti n. 88). Quest’ultima è stata inserita nell’elenco delle 100 migliori crime stories del Sunday Times e nell’analoga lista compilata dal critico inglese Julian Symons. Autrice anche di un romanzo e di alcuni racconti non di genere, smise di scrivere gialli nel 1978 dopo la pubblicazione di A Game of Consequences. Shelley Smith è morta a Steyning, nel Sussex, all’età di 87 anni.

la “quarta”:

In un tipico villaggio inglese la vita scorre lenta. è giugno, ma nonostante l’estate sia ormai alle porte il clima è particolarmente piovoso. Le signore si trovano mentre vanno a fare la spesa, discutono, si raccontano gli ultimi pettegolezzi. Sono poche le persone benvolute da tutti. Una di queste è il dottor Robert Mansbridge, il medico. Arrivato da fuori, all’inizio ha fatto fatica a essere accettato, ma ben presto le cose sono migliorate. È bravo, di buon carattere, sempre disponibile: perché non accoglierlo come se fosse uno di loro? La moglie di Robert, Editha, be’, quella è un’altra cosa. Bella e antipatica, scostante e altezzosa anche nei confronti del marito, non perde occasione per mostrare la sua insofferenza verso quel luogo dove è circondata da gente che non stima. No, Editha non è proprio la persona adatta a quel villaggio. Molti sono quelli che la odiano, ma c’è anche chi prova per lei una passione inconfessata: Leslie Crispin, che nelle sue più audaci fantasie spera prima o poi di fuggire con lei. E sì, nel villaggio la gente mormora, spia dalle finestre, sembra non attendere altro che la situazione precipiti. E un giorno, qualcuno viene trovato morto nel suo letto: avvelenato. Suicidio? Incidente? Delitto?

Shelley Smith, In un villaggio inglese (The Lord Have Mercy, 1956)

Traduzione Federica Adami

Polillo Editore, collana I Bassotti 88, pagg. 236, euro 13,90

ISBN 978-88-8154-369-4