In seguito alla sconfitta subita nella guerra contro il Giappone, la Cina feudale imperialistica si trova costretta a raccogliere la somma ingente richiesta dall’Impero Nipponico come risarcimento, e nel medesimo tempo, tra il 1898 e il 1899, le provincie della Cina settentrionale sono messe in ginocchio da una lunga serie di disastri causati da un’alluvione. Interi raccolti vanno perduti, migliaia di contadini sono ridotti alla fame, il disagio popolare aumenta sempre di più e presto si accusa degli eventi la corruzione interna dei funzionari e il nefasto influsso degli invasori stranieri. La sommossa parte dalla provincia dello Shan-tung, dove gli imperialisti tedeschi, a seguito della conquista di Kiaochow, impongono un vero e proprio dominio di stampo coloniale. Gli animi sono particolarmente esacerbati a causa delle continue ingerenze straniere e in quegli anni si rafforzano particolarmente le tendenze anti-imperialiste e anti-governative. Nelle azioni di protesta e rappresaglia si distingue particolarmente la società segreta nota come “I-ho-ch’üan” (Il pugno alzato in nome della giustizia e della pace), un ramo secondario di un’altra assai più famigerata associazione, quella del “Loto Bianco” nota in Occidente come la società dei “Boxer”. In grado di organizzare una vera e propria propaganda politica, quest’associazione arruola i suoi componenti sottoponendoli a giuramenti di fedeltà e li addestra in veri e propri reparti militari armati; una ferrea disciplina e un’obbedienza assoluta alla gerarchia e agli ordini superiori fanno di questa militanza segreta una forza notevolmente pericolosa. I loro obiettivi, come frangia estremista armata, sono costituiti da tutte le organizzazioni straniere presenti sul territorio, che siano industrie, consolati, impianti commerciali o missioni religiose, nonché la rappresaglia contro tutti i cinesi che a queste organizzazioni sono legati o che da esse dipendono. Caratterizzati da una forte componente esoterica, i componenti di questa setta credono fermamente nella santità della loro missione e nel supporto miracoloso di forze occulte e soprannaturali. Data la difficile situazione delle provincie settentrionali, la popolazione, già gravemente provata dalle calamità naturali e dal disastroso conflitto con il Giappone, nutre una sviscerata simpatia per questi estremisti armati, e presto al movimento dei Boxer si associano anche contadini, artigiani, piccoli borghesi, proprietari terrieri e funzionari governativi, tutti più o meno angariati dalla forte presenza imperialistica tedesca.

A capo del movimento alcuni personaggi celebri tra cui il già veterano combattente e capo dell’insurrezione dei Taiping, Li Lai-chung, il barcaiolo Chang Te-cheng e il popolano Ts’ao Fu-tien. Presto la loro influenza diviene tale che il governatore della provincia dello Shan-tung si vede costretto a giungere a un compromesso con i militanti della società segreta, che viene ufficialmente riconosciuta dalle autorità locali e tacitamente autorizzata ad agire. Forti del nuovo appoggio governativo, i Boxer annunciano la cessazione delle attività anti-imperialiste interne, schierandosi al fianco della cadente dinastia Manciù e votando la loro attività verso altri scopi primari, come la totale eliminazione degli stranieri dal loro territorio. Così, il movimento muta nome e da “I-ho-ch’üan” diventa “I-ho-t’uan” (Reparti per la giustizia e la pace). Nonostante le forze tedesche e americane riescano a destituire il governatore Yü Hsien per l’appoggio fornito ai Boxer, sostituendolo con un loro fantoccio, la rivolta si estende e raggiunge anche la provincia di Pechino. Con il solo ausilio di armi bianche e arti marziali, la militanza dei Boxer riesce a respingere gli attacchi delle truppe tedesche e gli agguati delle forze governative, allargando il proprio consenso e la sua sfera di attività sempre più verso Nord. Nell’aprile del 1900, tutte le forze occidentali sono in allarme al giungere delle notizie sconvolgenti provenienti dalla Cina, ben undici potenze inviano le loro truppe per soccorrere le proprie missioni e ambasciate. Stati Uniti, Germania, Austria-Ungheria, Belgio, Spagna, Francia, Inghilterra, Giappone, Olanda, Russia zarista e Italia, organizzano spedizioni di rinforzo e schierano le loro imponenti forze al largo del porto di Taku, nei pressi di Tientsin, per convincere il governo Manciù a stroncare immediatamente la rivolta che già sta causando migliaia di vittime tra i loro connazionali residenti nelle provincie settentrionali.