Non si era mai sbilanciato tanto prima d’allora, e devo ammettere che queste parole mi fecero molto piacere, perché ero stato spesso punto sul vivo dalla sua indifferenza nei confronti dell’ammirazione che nutrivo per lui e dei miei tentativi di dare pubblicità ai suoi metodi. Provai inoltre orgoglio a pensare che avevo imparato a servirmi così bene del suo metodo da riuscire ad applicarlo in modo tale da ottenere la sua approvazione. Ora mi prese il bastone dalle mani e lo osservò per alcuni minuti a occhio nudo. Poi, con un’espressione di interesse, posò la sigaretta e, portando il bastone alla finestra, lo esaminò nuovamente con una lente convessa. – Interessante, per quanto elementare – disse mentre faceva ritorno al suo angolo preferito dl divano. – Vi sono certamente un paio di indicazioni sul bastone. Questo ci offre la base di partenza per ulteriori deduzioni. – Qualcosa mi è sfuggito? – chiesi assumendo un’aria di una qualche importanza. – Spero non vi siano dettagli fondamentali che io possa aver trascurato. – Temo, mio caro Watson, che la maggior parte delle sue deduzioni siano erronee. Quando ho detto che lei mi stimolava, intendevo, a essere franco, che il notare i suoi errori mi ha guidato in più occasioni verso la verità. Non che lei si sia sbagliato su ogni singolo punto, questa volta. L’uomo in questione è certamente un medico condotto. E cammina molto. – Allora avevo ragione. –  Su questo, sì.

–  Ma tutto il resto è sbagliato.

– No, no, mio caro Watson, non tutto; assolutamente no. Io suggerirei, per esempio, che è più probabile che un medico riceva un presente da un ospedale che non da un circolo di caccia, e che quando le iniziali C.C. sono anteposte a quell’ospedale, le parole Charing Cross si presentano alla mente con grande naturalezza.

– Potrebbe aver ragione lei.

– Le probabilità puntano in questa direzione. E se assumiamo tale ipotesi come base di lavoro, abbiamo un nuovo punto di partenza da cui procedere alla ricostruzione del nostro ospite sconosciuto.

– Bene, allora, supponendo che C.C.H. stia per Charing Cross Hospital, quali ulteriori inferenze possiamo trarre?

– Non gliene viene in mente nessuno? Conosce i miei metodi. Li applichi!

– Riesco solo a pensare all’ovvia conclusione che costui abbia praticato in città prima di trasferirsi in campagna.

– Credo che ci si possa spingere un po’ più in là. Consideri la cosa da questo punto di vista. Quale sarebbe l’occasione più probabile per ricevere un simile omaggio? Quand’è che i suoi amici possono essersi riuniti per offrirgli un segno della loro stima? Di certo nel momento in cui il Dottor Mortimer si è ritirato dal servizio in ospedale per dedicarsi all’attività privata. Sappiamo che c’è stata la consegna formale di un dono. Supponiamo che ci sia stato un passaggio da un ospedale cittadino alla libera professione nell’entroterra. E’ dunque troppo azzardato affermare che il dono gli è stato consegnato in occasione di tale trasferimento?

– Al contrario, sembra probabile.

– Ora, lei concorderà che questo signore non potrebbe aver fatto parte dello staff di specialisti dell’ospedale, poiché soltanto un medico con una vasta clientela a Londra potrebbe occupare un tale posto, e un uomo del genere non si trasferirebbe di certo in campagna. Qual era, dunque, la sua qualifica? Se lavorava nell’ospedale senza essere uno specialista, poteva essere solo un medico o chirurgo interno, poco più che un laureando. E se ne è andato cinque anni fa – la data è sul bastone. Quindi il suo austero medico di famiglia di mezz’età svanisce come fumo al vento, mio caro Watson, ed ecco che al suo posto emerge un giovanotto sotto i trent’anni, amabile, privo di ambizioni, distratto, e affezionato padrone di un cane che descriverei grosso modo di dimensioni maggiori di un terrier e minori di un mastino.

Risi incredulo mentre Sherlock Holmes si riadagiava contro lo schienale del divano e soffiava piccoli anelli di fumo verso il soffitto.

– Quanto alla seconda parte, non ho i mezzi per verificare – dissi – ma perlomeno non sarà difficile controllare alcuni particolari sull’età e sulla carriera professionale del nostro uomo. – Presi dal mio piccolo scaffale personale l’Annuario Medico e cercai il cognome. C’erano diversi Mortimer, ma soltanto uno che poteva essere il nostro visitatore. Lessi ad alta voce:

– “Mortimer, James, M.R.C.S., 1882, Grimpen, Dartmoor, Devon. Chirurgo interno, dal 1882 al 1884, presso il Charing Cross Hospital. Vincitore del Premio Jackson per la Patologia Comparata, con un saggio monografico dal titolo La malattia è una regressione? Membro corrispondente della Swedish Pathological Society. Autore di Alcune bizzarrie dell’atavismo (Lancet, 1882). Ufficiale sanitario nei distretti di Grimpen, Thorsley e High Barrow.”