Attraverso la cancellata passammo nel viale, dove il rumore delle ruote tornò ad attutirsi tra le foglie, e i vecchi alberi allungavano i rami formando una buia galleria sopra le nostre teste. Baskerville rabbrividì nel vedere il lungo viale tenebroso al cui limite estremo la casa baluginava come un fantasma.

- E’ successo qui? - domandò a voce bassa.

- No, no, il Viale dei Tassi è dall’altro lato.

Il giovane erede si guardò attorno con aria cupa.

- Non c’è da meravigliarsi che mio zio presagisse una disgrazia in un luogo come questo – commentò. – Qui ce n’è abbastanza da spaventare chiunque. Farò impiantare una fila di lampioni, e in capo a sei mesi, grazie a Swan e a Edison, una luce pari a mille candele illuminerà il portone d’ingresso in modo tale che non riconoscerete più questo posto.

Il viale si apriva in un ampio spiazzo erboso, e la casa si ergeva dinanzi a noi. Nella luce del crepuscolo potei vedere che il blocco centrale era costituito da un fabbricato massiccio da cui sporgeva un porticato. L’intera facciata era ricoperta d’edera, ritagliata qua e là nei punti in cui una finestra o uno stemma ne rompeva lo scuro velo. Da questo nucleo si innalzavano le torri gemelle, antiche, merlate, e bucate da numerose feritoie. A destra e a sinistra delle torrette c’erano due ali più moderne, di granito nero. Una luce fioca filtrava tra le numerose colonnine di cui erano adorne le finestre, e dagli alti comignoli che svettavano sul tetto ripido e appuntito si levava un’unica colonna nera di fumo.

- Benvenuto, Sir Henry! Benvenuto a Baskerville Hall!

Un uomo alto era emerso dall’ombra del portico per aprire la portiera della carrozza. La sagoma di una donna si stagliava contro la luce giallognola dell’atrio. Anche lei uscì per aiutare l’uomo a scaricare i bagagli.

- Non le dispiace, Sir Henry, se io proseguo direttamente verso casa? – chiese il Dottor Mortimer.- Mia moglie mi sta aspettando.

- Ma come, non si ferma a cena?

- No, devo proprio andare. Forse troverò anche del lavoro che mi attende. Mi fermerei volentieri a mostrarle la sua dimora, ma Barrymore sarà una guida migliore di me. Arrivederci, e non esiti a mandarmi a chiamare se posso esserle utile, giorno e notte.

Le ruote si allontanarono silenziose lungo il viale mentre Sir Henry e io entravamo nel vestibolo, e il portone si richiuse fragorosamente alle nostre spalle. Era una magnifica stanza quella in cui ci trovammo, spaziosa, alta, con i soffitti attraversati per tutta la lunghezza da enormi travi di quercia annerite dal tempo. Nel grande camino vecchio stile, dietro gli alti alari in ferro, il fuoco di un grosso ceppo crepitava e scoppiettava. Sir Henry e io allungammo le mani verso la fiamma, intirizziti com’eravamo dalla lunga corsa. Poi ci guardammo intorno, posando lo sguardo sull’alta e stretta finestra dagli antichi vetri colorati, sui rivestimenti di quercia, sulle teste di cervo, sui blasoni appesi alle pareti, tutti tetri e scuri alla luce soffusa del lampadario centrale.

- E’ proprio come me lo immaginavo! – esclamò Sir Henry. – Non è il ritratto perfetto di un’antica dimora di famiglia? Pensare che questo debba essere lo stesso castello in cui la mia stirpe vive da cinquecento anni… Mi dà un senso di solennità a rifletterci.

Vidi il suo volto bruno illuminarsi di entusiasmo infantile mentre si guardava attorno. La luce lo colpiva in pieno nel punto in cui si trovava, ma lunghe ombre scivolavano lungo i muri e pendevano su di lui come un nero baldacchino. Barrymore intanto era ritornato, dopo aver portato i nostri bagagli nelle rispettive camere. Si fermò davanti a noi con i modi ossequiosi di un domestico di provata esperienza. Era un uomo d’aspetto notevole: alto, bello, con una barba nera e squadrata, la carnagione pallida e i lineamenti distinti.

- Desidera che la cena sia servita subito, signore?

- E’ già pronta?

- Lo sarà tra pochi minuti, signore. Troverete dell’acqua calda nelle vostre camere. Io e mia moglie saremo felici, Sir Henry, dio restare al suo servizio fintantoché lei non avrà dato nuove disposizioni; ma capirà che, date le mutate circostanze, ora in questa casa occorrerà un personale più numeroso.

- Quali circostanze?

- Intendevo solo dire, signore, che Sir Charles conduceva una vita molto ritirata, e noi riuscivamo a far fronte alle sue esigenze. E’ naturale che lei desidererà più compagnia, e dunque si renderanno necessari dei cambiamenti nella conduzione domestica.

- Significa che lei e sua moglie volete andarvene?

- Soltanto quando sarà conveniente per lei, signore.

- Ma la sua famiglia vive qui da molte generazioni, no? A me dispiacerebbe cominciare la mia nuova vita rompendo un antico legame di famiglia.

Mi parve di scorgere qualche segno d’emozione sul viso terreo del maggiordomo.