Sir Henry aveva numerosi documenti da esaminare dopo la colazione, cosicché il momento era propizio per la mia gita. Fu una piacevole escursione di quattro miglia lungo i margini della brughiera, che mi portò in un piccolo villaggio grigio nel quale due edifici più grandi, che si rivelarono essere la locanda e la casa del Dottor Mortimer, sovrastavano tutti gli altri. L’ufficiale postale, che era anche il droghiere del villaggio, si ricordava benissimo del telegramma.

- Certamente, signore – dichiarò. – Ho fatto consegnare il telegramma personalmente a Mister Barrymore, come da istruzioni.

- Chi gliel’ha consegnato?

- Il mio ragazzo. James, è vero che hai consegnato il telegramma a Mister Barrymore, alla Hall, la settimana scorsa?

- Sì, papà, gliel’ho portato io.

- Gliel’hai consegnato personalmente? - chiesi.

- Bé, lui stava su in soffitta in quel momento, così non ho potuto darlo proprio a lui, ma l’ho dato a Mrs Barrymore, e lei ha promesso di recapitarglielo subito.

- Ma tu l’hai visto, Mister Barrymore?

- No, signore; le ho detto che stava in soffitta.

- Se non l’hai visto, come fai a sapere che stava in soffitta?

Di sicuro sua moglie sapeva dove stava! – esclamò l’ufficiale postale, irritato. – Non ha ricevuto il telegramma? Se è stato commesso un errore, tocca a Mister Barrymore venire a lamentarsi.

Sembrava del tutto inutile insistere nell’indagine, ma era chiaro che nonostante lo stratagemma di Holmes non avevamo alcuna prova che Barrymore non fosse stato a Londra per tutto il tempo. Supponendo che le cose fossero andate così; supponendo che lo stesso uomo fosse stato l’ultimo a vedere Sir Charles vivo e il primo a pedinare il nuovo erede al suo ritorno in Inghilterra… e allora? Costui era manovrato da altri o stava realizzando un oscuro disegno personale? Quale interesse poteva avere nel perseguitare la famiglia Baskerville? Ripensai a quello strano avvertimento ritagliato dall’editoriale del Times. Era opera sua o forse, invece, di qualcun altro impegnato a contrastarne i progetti? Il solo motivo plausibile era quello che aveva suggerito Sir Henry; e cioè che se si riusciva a tenere lontana la famiglia con la paura, i Barrymore si sarebbero assicurati un alloggio confortevole e duraturo. Ma di certo una spiegazione come questa sarebbe stata del tutto insufficiente a giustificare la macchinazione profonda e sottile che sembrava star tessendo una rete invisibile attorno al giovane Baronetto. Lo stesso Holmes aveva dichiarato di non essersi mai imbattuto in un caso più complesso in tutta la lunga serie delle sue sensazionali indagini. Pregai, mentre ripercorrevo la strada grigia e desolata, che il mio amico potesse liberarsi al più presto dai suoi impegni in modo da raggiungermi e sollevare così dalle mie spalle il pesante fardello di una simile responsabilità.

All’improvviso i miei pensieri furono interrotti dal rumore di passi in corsa dietro di me e da una voce che chiamava il mio cognome. Mi girai indietro, aspettandomi di vedere il Dottor Mortimer, ma con mia sorpresa constatai che chi stava cercando di raggiungermi era una uno sconosciuto. Era un uomo piccolo e magro, sbarbato, sussiegoso, dai capelli chiarissimi e dalla mascella scarna, di età compresa fra i trenta e i quarant’anni, con un abito grigio e un cappello di paglia. Portava a tracolla una cassettina di latta per campioni botanici, e teneva in mano un retino verde acchiappafarfalle.

- Perdonerà di certo la mia sfacciataggine, Dottor Watson – disse mentre saliva ansimante fino al punto in cui mi ero fermato. – Qui sulla brughiera siamo gente alla buona, e non aspettiamo le presentazioni ufficiali. Forse lei mi ha sentito nominare dal nostro comune amico Mortimer. Sono Stapleton, di Merripit House.

- L’avrei capito dal retino e dalla scatola – risposi. – Difatti sapevo che Mister Stapleton era un naturalista. – Ma lei come fa a conoscermi?

- Sono appena andato a trovare Mortimer, ed è stato lui a indicarmi lei mentre passava, dalla finestra del suo ambulatorio. Giacché per un tratto dobbiamo percorrere la stessa strada, ho pensato di raggiungerla e di presentarmi. Mi auguro che Sir Henry non sia troppo stanco per il viaggio.

- Sta benissimo, grazie.

- Eravamo tutti piuttosto preoccupati che, dopo la triste scomparsa di Sir Charles, il nuovo Baronetto potesse rifiutarsi di venire ad abitare da queste parti. Domandare a un uomo benestante di seppellirsi in un posto del genere è chiedergli molto, ma non c’è bisogno che le dica quanto significa la sua presenza per la campagna circostante. Suppongo che Sir Henry non abbia timori superstiziosi al riguardo?

- Non credo proprio.

- Di certo lei conosce la leggenda del cane diabolico che perseguita la sua famiglia?

- L’ho sentita.