Vediamo più da vicino alcuni popolari scrittori di gialli svedesi: ad accomunarli vi è innanzitutto l’ambientazione nordica, in cui neve e gelo svolgono ruoli tutt’altro che secondari rispetto alle vicende dei protagonisti dei romanzi.

Un altro elemento comune a questo gruppo di scrittori è poi dato dal loro impegno all’interno della vita socio-politica del loro paese o perfino di altri stati. Basta guardare alle vicende di Henning Mankell, autore della fortunata serie incentrata sulle avventure del commissario Wallander.

Mankell nasce a Stoccolma nel 1948. Fa il proprio ingresso nel mondo del giallo relativamente tardi: la prima parte della sua carriera ruota infatti attorno al teatro, alla creazione di libri per bambini e soprattutto all’attivismo politico. Partecipa ai movimenti di protesta contro la guerra nel Vietnam, la guerra coloniale del Portogallo contro il Mozambico e l’apartheid in Sudafrica. Attualmente vive fra la Svezia e il Mozambico, dove si occupa degli eventi del teatro Avenida, da lui stesso fondato.

Solo nel 1991, all’interno di Assassino senza volto, dà finalmente vita al personaggio di Kurt Wallander, attraverso il quale Mankell cerca di attuare un ambizioso progetto che va al di là della semplice stesura di un romanzo poliziesco. Il suo obiettivo è infatti raccontare quella che lui definisce come inquietudine svedese, una sorta di deriva sempre più evidente all’interno dello Stato di diritto, per cui le spinte distruttive, date dal razzismo e dalle varie forme di individualismo, stanno prendendo il sopravvento su quelle unificatrici e minando le fondamenta della democrazia.

Non è un caso che le avventure di Wallander si svolgano in una zona che Mankell definisce come “un Texas sul Baltico”, nel sud della Svezia, più precisamente nella città di Ystad.

Un altro autore svedese, Stieg Larsson, è stato un conoscitore esperto di organizzazioni di estrema destra e neonaziste e fondatore della rivista antirazzista Expo, nonché consulente di Scotland Yard e del Ministero della Giustizia svedese e inviato dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa).

Se Mankell si è affermato tardi nel mondo dei romanzi gialli, Larsson non ha potuto neppure godersi il proprio meritato successo. Si è infatti spento nel 2004 a causa di un attacco cardiaco, senza aver mai pubblicato un romanzo, essendosi dedicato per tutta la vita ai saggi e alle inchieste all’interno dei movimenti di estrema destra svedesi. Soltanto poco prima di morire consegnò a una delle principali case editrici svedesi, la Norstedts, tre romanzi già ultimati che avrebbero dovuto far parte di una serie di dieci libri, ma la prematura scomparsa gli impedì di portare a termine il suo progetto. I tre romanzi vennero comunque pubblicati postumi e costituiscono oggi la trilogia Millennium, che ha avuto tanto successo da scatenare una vera e propria guerra fra i potenziali eredi del defunto scrittore.

Anche la cosiddetta First Lady del giallo svedese, Liza Marklund, si contraddistingue per il suo impegno in varie questioni umanitarie, oltre che per i suoi famosi romanzi. Nasce nel 1962 e inizia a farsi conoscere nel mondo dell’editoria nel 1995 con il giallo Gömda, inizialmente presentato come una storia vera. Tuttavia sono sorti molti dubbi riguardo alla veridicità del racconto e oggi esso è in genere considerato come un prodotto dell’immaginazione della Marklund, ma basato sulla reale vicenda di una donna che era stata vittima delle violenze del suo ragazzo.

Sarà poi il personaggio di Annika Bengtzon, comparso per la prima volta in Delitto a Stoccolma del 1999, a far conoscere l’autrice in tutto il mondo.

Il successo nel campo editoriale ha permesso alla Marklund di coltivare anche altri interessi: è infatti moderatrice televisiva e produttrice di documentari basati su questioni sociali e umanitarie, quali il problema dei bambini malati di HIV e i casi di violenza domestica. Tale suo impegno le è infine valso la nomina come ambasciatrice dell’UNICEF.