Ventinovesimo appuntamento con il ciclo di antologie di “Segretissimo Special” (Mondadori) che presentano, in ordine cronologico, tutte le avventure di Chance Renard, il Professionista, nato dalla penna di Stephen Gunn (Stefano Di Marino).

La trama

Avventura, azione, spionaggio, esotismo ed erotismo. Chance Renard, il Professionista. Agente di ventura, impegnato in ogni angolo del mondo in missioni impossibili contro nemici sempre più feroci, sempre più letali. Al suo fianco donne troppo belle e troppo pericolose. E una sola regola: nessuna regola. Tornano tutte le avventure del Professionista, a partire dalle origini e con romanzi inediti scritti appositamente per colmare le lacune nella storia di una vera leggenda di Segretissimo.

Beirut Gangwar

In Libano, una lotta senza quartiere si scatena per il possesso di armi chimiche. Fazioni di Hezbollah, il famigerato Dipartimento operazioni speciali, feroci killer europei, tutti giocano una partita mortale destinata a lasciare sul terreno una lunga scia di vittime. È a Beirut che Chance Renard, ai tempi della Legione, ha avuto il suo battesimo del fuoco. E troppe volte ci è tornato nel corso degli anni tra conflitti e rivolgimenti politici. Ora il Professionista potrà contare solo sul suo istinto.

Full Contact

Una missione in Oriente per Chance Renard. Il colonnello Bunto finanzia il terrorismo islamico con la droga. Da Singapore a Sumatra il compito del Professionista è organizzare una squadra per distruggere i laboratori dei trafficanti. Tutto regolare? Forse no, perché fin dal principio si profilano zone d’ombra e interessi nascosti. Chi gestisce veramente il commercio di eroina? Per scoprirlo Chance dovrà affidarsi a un manipolo di tagliagole e a due donne diverse ma entrambe pericolose…

La presentazione dell'autore

Colori di guerra (Il Professionista Story n. 28) e Beirut Gangwar (n. 29) sono due avventure autoconclusive ma, per chi è attento, anche due parti di un unico romanzo. Forse non molti ricordano la seconda guerra del Libano del 2006, un conflitto combattuto da israeliani e hezbollah sul territorio libanese ricostruito e distrutto, preda di gruppi diversi, dagli armeni ai serbi che vi avevano stabilito delle teste di ponte per le loro faide alle quali prendevano parte servizi segreti e organizzazioni criminali europee. Uno scenario che volli raccontare con il Professionista che veniva da Gangland, centro di traffici e rivalità che i “commissari cliché”, gente perbene, ruvida forse, ma impreparata per quella realtà non potevano fare. Chance Renard “perbene” non lo era proprio.

Un ex legionario, un soldato di ventura, quasi uno… Sconosciuto che si portava dietro una complessa storia familiare, qui a confronto con la sua Banda, la Bimba in particolare. E si ritrova in una avventura ricca di sfaccettature e colpi di scena, con avversari islamici che poi sono amici, gangster di ogni etnia, poliziotti corrotti e poliziotti onesti, sicari, puttane, un mondo dolente ma feroce. E così in quei due romanzi venne fuori una fotografia solarizzata della nostra epoca che non è già più quella di adesso ma che, mi pare, ha ancora colore.

Gangland quindi, ma anche Cipro e soprattutto (in questo secondo episodio) Beirut. Con una scelta difficilissima per la Bimba e alcuni vecchi personaggi come Costa (da Sopravvivere alla notte) e Morgana (da Corsa nel fuoco)… e poi Jadranka, la serba guercia con il viso di Angelina Jolie. La spy story italiana. Nel bene e nel male.

Era venuto il momento di pagare un debito. Il cinema d’azione di Hong Kong tra gli anni ’80 e ’90, non solo quello di John Woo – infatti Full Contact allude a un film di Ringo Lam – non solo è stato una grandissima passione ma anche una fonte inesauribile di idee, personaggi, scene d’azione, ambienti. Così ho voluto partire da quello, un omaggio che dovevo fare da lungo tempo, per poi arrivare a una destinazione differente nella quale si intravedono centinaia di altri spunti, anche il cinema bellico italiano degli anni ’80 con i suoi Arcobaleni selvaggi, ma anche molto altro.

Come sempre si parte da un nucleo di inizio e ci si costruisce su una cattedrale con pezzi e spunti rielaborati che vengono da un immaginario vastissimo. Come sempre, il mestiere più bello che c’è.

Stefano Di Marino

L'incipit de "Beirut Gangwar"

Beirut, oggi

— Ci siamo.

Il sole era un disco grigio, tetro.

Chance Renard tirò una boccata di sigaro e bevve ciò che rimaneva del caffè turco. Vano tentativo di cacciare via stanchezza e tensioni. Dal balcone dell’appartamento di Avenue Charles Helou si vedeva il mare. Una massa violacea, metallica.

— Chance: stanno arrivando.

Rispose alla voce giunta dall'interno dell’appartamento con un grugnito. Lasciò vagare lo sguardo sulla lunga litoranea. Traffico scarso. Già alle dieci del mattino, il cemento pareva fondere nel calore atmosferico. La zona orientale di Beirut era lontana solo qualche chilometro da bombardamenti e violenza, eppure appariva inconsapevole e tranquilla.

Problema: non lo era affatto.

Chance Renard questo lo sapeva. Quei giorni trascorsi in attesa, a guardarsi le spalle, non erano riusciti a concedergli un vero riposo. Avrebbe dovuto sapere anche questo. Nel suo mestiere, gli intrighi s'inserivano uno nell'altro, senza tregua, senza fine.

L'incipit di "Full Contact"

Singapore

Pinnacoli e guglie di una enorme cattedrale senza tempo al confine tra Oriente e Occidente. Si innalzavano nella notte illuminati da un caleidoscopio di luci, alcune fisse, altre intermittenti. Sulla cima dei grattacieli più alti balenavano quelle rosse ad alta intensità per segnalare l'ostacolo agli aerei in arrivo a Changi, che un tempo era stato il più famigerato campo di concentramento giapponese in Malesia e oggi era uno dei nodi principali della circolazione aerea nel Sudest asiatico. Ovunque una foresta di costruzioni bizzarre, megaschermi e insegne con scritte in rapido scorrimento, in cinese e in inglese. Di Singapura, l'isola delle Tigri che Iskandar Shah strappò alla giungla, non rimaneva nulla.

Chance Renard era tornato in Asia, un mondo che, coltivato nelle fantasie adolescenziali, amava più di ogni altro luogo. Ma quella notte si sentiva a disagio, come se non riconoscesse più un territorio familiare. Eppure gli odori, i vicoli stretti tra orribili palazzoni irti di condizionatori, il vociare di chi viveva per le strade, la musica, la sporcizia persino, erano quelli che ricordava.

Camicia a fiori fuori dai pantaloni per nascondere la pistola, sigaraccio tra le labbra, camminava per il mercato notturno di Chinatown chiedendosi cosa gli avrebbe riservato la nuova missione.

Inganni ed emozioni, certamente. Quello contava, alla fine.

L'autore

Stephen Gunn è lo pseudonimo di Stefano Di Marino, uno dei più prolifici scrittori di spionaggio e avventura italiani degli ultimi decenni. Nato nel 1961, ha viaggiato in Oriente e ancora vi trascorre parte del suo tempo. Oltre alla scrittura si interessa di arti marziali, pugilato, fotografia e cinema, soprattutto quello orientale al quale ha dedicato numerosi saggi. Ha esordito con il suo vero nome pubblicando Per il sangue versato, Sopravvivere alla notte, Lacrime di Drago (Mondadori). Ha usato per la prima volta lo pseudonimo Stephen Gunn per firmare i romanzi Pista cieca e L’ombra del corvo (Sperling). Poi, venti anni fa, è nata la serie dedicata a Chance Renard, il Professionista. Scrive per siti e riviste di settore. Su Wikipedia, Stefano Di Marino e il Professionista hanno due voci distinte con bibliografia aggiornata e commentata del personaggio. Per saperne di più sull’autore, sul Professionista e sul suo mondo, cercatelo su Facebook, la fan page di Chance Renard-Il Professionista ed ecco il blog.

Info

Il Professionista Story 29 di Stephen Gunn (Segretissimo Special n. 29), 352 pagine, € 7,90