Il problema del signor Priestley di Anthony Berkeley, Mondadori 2021.

Un esperimento. Un esperimento psicologico, per vedere l’effetto che fa (un saluto a Iannacci). “Non si tratterebbe di un vero omicidio, naturalmente, ma solo di predisporre le cose in modo che il tizio creda di averlo commesso” è il piano diabolico secondo uno dei proponenti. E il “tizio”, tra l’altro, è già bell’e pronto nella persona nel signor Matthew Priestley, scapolo benestante, timido e riservato. Praticamente un’”ameba”.

Basta attirarlo con le sembianze di una bella ragazza, che fa parte del gruppo, e inventare una storia per indurlo a riprendere certe lettere compromettenti della stessa in una certa casa. Solo che lì, tra mille precedenti titubanze, si troverà incasinato in una finta tragedia. Ovvero lo sparo da parte sua e la falsa uccisione di uno della combriccola travestito (la pistola è caricata a salve). A rompere le uova nel paniere ecco l’arrivo di un vero poliziotto, e il nostro povero, innocente Priestley si trova in brutti guai. Tutto, però, potrebbe essere risolto se gli organizzatori della burla infame mettessero in chiaro la vicenda, che invece sembra ancor più prendere la piega del giallo psicologico previsto. Molto eccitante…

Comunque il burlato riesce in qualche modo a fuggire, seppure ammanettato, portando via anche la ragazza e da qui in poi situazioni comiche paradossali a non finire con cambi repentini di umore tra i due personaggi. Mentre il finto cadavere, ritenuto, tra l’altro (non sto a spiegare il motivo), un principe ereditario, sparisce e la polizia indaga nella persona dell’ispettore Cottingham di Abingehester.

Ma nascono anche scontri e diatribe tra i componenti della “banda” giallastra: c’è chi vorrebbe porre termine alla farsa e chi, invece, tutto preso dallo svolgimento inaspettato degli eventi, non ci pensa manco un secondo. Scontri e diatribe, talora di irresistibile comicità, anche tra l’ispettore Cottingham e il suo superiore, colonnello Ratcliffe venuto a risolvere questo dannato omicidio senza cadavere. A cui si aggiungerà in seguito perfino Scotland Yard…

Il nostro povero Priestley al centro della scena “con la faccia da uovo bollito”, sballottato da continui cambi di situazioni che lo fanno sembrare addirittura, agli occhi del suo valletto, un vecchio marpione che se la spassa, contemporaneamente, con due donne. Incredibile incasinamento degli eventi che si susseguono a ritmo serrato coinvolgendo anche i giornali locali e la popolazione. Colpi di scena a go-go, dicevo, veloci cambi di prospettiva, travestimenti, battute, sberleffi, ironia, divertimento per i lettori e per lo stesso grande autore dell’epoca d’oro. Che ogni tanto si rivolge a noi, e mi immagino sorridere sotto i baffi, anche se non ce li ha, durante tutto il tragitto della storia.

Esilarante.

All’interno il racconto Le scarpe rosse di Luigi Boccia.

Un murale. Un uomo nero che tiene per mano due bambini senza volto. Sullo sfondo un albero dai cui rami pendono quattro piccoli cadaveri impiccati. Accanto una filastrocca proprio sull’uomo nero. E ci sono già un bambino ucciso e una bambina sparita. Caso difficile per il poliziotto Flavio Argento già segnato da una dura esperienza. Solo certe scarpette rosse disegnate sul murale potranno essergli di aiuto. Anche se le tragedie non finiranno mai…

Per La storia del premio Tedeschi di Vincenzo Vizzini abbiamo i vincitori del 1995: Vincenzo De Falco e Diana Lama; del 1996 Linda di Martino e del 1997 Nello Rossati