Nel libro digitale Gli articoli e le interviste di Arthur Conan Doyle riguardanti Sherlock Holmes, pubblicato nel 2023 nella collana Sherlockiana Saggi di Delos Digital a cura di Luigi Pachì, sono state raccolte le interviste e gli articoli che Arthur Conan Doyle ha dedicato al suo celebre personaggio. Abbiamo chiesto a Luigi Siviero, curatore del libro, di parlarci di quest’opera.

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Sherlock Magazine: Cosa devono aspettarsi i lettori da questo libro? Quali testi contiene?

LUIGI SIVIERO: Nel libro ho raccolto tutti i testi di Arthur Conan Doyle riguardanti Sherlock Holmes che non siano opere di finzione. La parte del leone la fanno le interviste e gli articoli, ma ci sono anche le prefazioni e le trascrizioni di un discorso tenuto in pubblico, di una registrazione fonografica e di una cinematografica. Inoltre ho scritto una nota introduttiva per ognuno di questi testi, oltre a un’introduzione al libro nel suo complesso.

Dunque si tratta di una raccolta delle opinioni di Doyle su Sherlock Holmes. Cosa emerge da queste opinioni?

LUIGI SIVIERO: Il dato più appariscente – in pratica quasi una costante nella maggior parte dei documenti – è il rapporto conflittuale di Doyle con il suo personaggio. Va precisato però che ci sono delle sfumature. I testi sono proposti in ordine cronologico e riguardano un arco di tempo che va dal 1892, solo cinque anni dopo l’uscita di Uno studio in rosso, al 1930, l’anno in cui morì lo scrittore scozzese. Grazie al dispiegarsi delle interviste e degli articoli in questo ordine, si può apprezzare come e perché Doyle avesse maturato una sorta di odio per il suo personaggio, che non era affatto originario. Inizialmente, infatti, Doyle era contento di avere creato Sherlock Holmes ed era soddisfatto del suo personaggio. I problemi nacquero quando i racconti del detective iniziarono ad avere sempre più successo.

Sembra una contraddizione…

LUIGI SIVIERO: Il successo in sé non era una brutta cosa, visto che l’obiettivo di qualunque scrittore è farsi leggere, non certo vedere i propri libri prendere la polvere e finire al macero… Il successo gigantesco di Sherlock Holmes aveva però generato una forte pressione sulle spalle di Doyle: il pubblico e gli editori volevano sempre più storie di quel personaggio, con sempre più insistenza, e la cosa non andava a genio allo scrittore per più motivi. Il romanziere temeva che il successo di Sherlock Holmes avrebbe oscurato le opere che riteneva più “alte”, vale a dire i romanzi storici.

Perché Doyle non si era concentrato solo sui romanzi storici, e anzi aveva dato vita a un’opera che riteneva “bassa”?
Arthur Conan Doyle
Arthur Conan Doyle

LUIGI SIVIERO: Doyle era un narratore a tutto tondo e amava misurarsi in svariati campi della letteratura. Ha lasciato i gialli, i romanzi storici, le storie sportive, i testi teatrali, le storie dell’orrore, i poemi, i saggi e molto altro. Per quanto riguarda Sherlock Holmes aveva un’idea che riteneva valida, cioè costruire un personaggio che riuscisse a risolvere gli enigmi grazie al suo cervello, alle sue conoscenze e al suo metodo scientifico, allo stesso modo del Dottor Bell, il maestro di Doyle alla facoltà di medicina, che intuiva le malattie e le caratteristiche dei pazienti grazie a poderose deduzioni. Doyle pensava che questa idea potesse reggere un paio di romanzi e qualche racconto, ma che alla lunga potesse diventare ripetitiva. Era convinto infatti che i protagonisti dei racconti polizieschi fossero tutti uguali – delle macchine pensanti che dominavano la situazione grazie alla logica – e non offrissero margine di manovra agli scrittori per caratterizzarli in modo sfaccettato. L’unico motivo di interesse dei gialli, secondo Doyle, era la trama: un intreccio a orologeria con un enigma che i lettori non riuscissero a risolvere, e che invece fosse alla portata del detective. Doyle non voleva tirarla troppo per le lunghe con Sherlock Holmes perché aveva due timori: di non avere più idee per nuove trame – cioè quello che credeva essere l’unico motivo di interesse di quei racconti – e di finire con l’essere identificato esclusivamente come “l’autore di Sherlock Holmes”.

E così lo uccise!

LUIGI SIVIERO: E così lo uccise e lo odiò, ma poi lo riportò in vita, ma poi lo mandò in pensione ad allevare le api nel Sussex. E alla lunga finì con il mitigare lievemente questo suo disprezzo. Nell’articolo Il signor Sherlock Holmes ai suoi amici del 1927, che può essere visto come il vero commiato di Doyle dalle storie del detective (tutt’altra cosa rispetto ai colpi di mano che si era inventato con la morte alle Cascate di Reichenbach e il pensionamento nel Sussex), mi sembra che lo scrittore avesse infine accettato il suo personaggio e quello che aveva significato per la sua carriera di romanziere, e che fosse diventato indulgente. Questo non significa che avesse approvato in pieno le storie del detective, visto che in una prefazione a un volume del 1928 contenente tutte le storie brevi scrisse “Spero, comunque, che il lettore che leggerà le storie in un qualsiasi ordine non troverà che le ultime mostrino un calo lampante rispetto al valore modesto di quelle iniziali”.

Arthur Conan Doyle
Arthur Conan Doyle
Cos’altro emerge dai testi di Doyle?

LUIGI SIVIERO: Un altro filo conduttore di questi testi è la presenza di molti aneddoti. Per esempio viene dato spazio alle lettere inviate a Doyle da parte di lettori che credevano che Sherlock Holmes esistesse realmente: c’era chi voleva assumere Sherlock Holmes, chi voleva dargli consigli su come allevare le api, chi si offriva come domestica per la sua casa nel Sussex… Era particolarmente caro a Doyle l’aneddoto degli studenti francesi in gita a Londra che volevano visitare Baker Street dove viveva il detective.

C’è anche il resoconto di una cena organizzata dalla rivista «Lippincott’s Magazine», nel corso della quale Doyle e Oscar Wilde presero accordi per scrivere rispettivamente Il segno dei quattro e Il ritratto di Dorian Gray.

Inoltre sono molto importanti i passi riguardanti il Dottor Bell, insegnante di Doyle alla facoltà di medicina di Edimburgo e fonte di ispirazione per Sherlock Holmes. Doyle parlò dell’importanza di Bell nella creazione di Sherlock Holmes fin dal documento che apre il libro, un’intervista rilasciata alla rivista «The Bookman» nel 1892.

Nel libro ci sono proprio tutti i testi non narrativi su Sherlock Holmes scritti da Doyle?

LUIGI SIVIERO: Spero di sì, sebbene in opere di questo tipo c’è sempre la possibilità che salti fuori qualcosa che era sfuggito. Ma dovrebbe esserci tutto. C’è un’intervista del 1894 in cui Doyle spiega come farebbe a rintracciare Jack lo Squartatore: in questo caso non ho potuto consultare la versione originale (a quanto pare uscita sul «Cincinnati Commercial Gazette» del 10 giugno 1894), ma una riproposizione sul «The Evening News» del 4 luglio 1894; dunque c’è la possibilità che la versione originale fosse più lunga.

Un paio di interviste non sono state proposte integralmente perché i passi riguardanti Sherlock Holmes erano marginali: ho deciso di estrapolare solo i passi riguardanti il detective. Una di esse fu condotta da Bram Stoker, lo scrittore di Dracula. Ero tentato di tradurla integralmente per via del nome dell’intervistatore, ma la parte su Sherlock Holmes era davvero una goccia all’interno di un’intervista fiume.

Infine esiste un articolo di Herbert Greenhough Smith, pubblicato sul «The Strand Magazine» nel 1930 in seguito alla morte di Doyle, in cui il direttore della rivista pubblicò degli stralci di lettere inviategli in privato dallo scrittore scozzese. Oltre alle lettere c’è la riproduzione di un testo pubblicitario per annunciare la pubblicazione a puntate sul «The Strand Magazine» del romanzo Il mondo perduto, con protagonista il professor Challenger. In questo testo pubblicitario viene nominato incidentalmente Sherlock Holmes, quindi potrebbe essere visto come idoneo ad apparire nella raccolta Gli articoli e le interviste di Arthur Conan Doyle riguardanti Sherlock Holmes…Inoltre si potrebbe scoprire che Doyle scrisse altri testi pubblicitari riguardanti proprio il detective! Sarebbe bello! Ecco, questa eventualità potrebbe rendere il libro incompleto.

Perché non cercare questi eventuali testi pubblicitari?

LUIGI SIVIERO: Non è così semplice. Il testo pubblicitario de Il mondo perduto è emerso alla luce perché fu lo stesso Greenhough Smith ad attribuirne la paternità a Doyle. Ma si trattò di un’attribuzione a titolo di curiosità, più che di un’attribuzione sistematica, che i diretti interessati non fecero mai. Non essendo Greenhough Smith e Doyle più in vita da molto tempo, non c’è nessuno a cui chiedere. Per questo motivo bisognerebbe non solo individuare gli eventuali e potenziali testi, ma anche cercare dei riscontri fra i documenti di Doyle (per esempio fra i suoi manoscritti) per accertarsi che il romanziere sia davvero l’autore.

Perché nel libro non c’è l’articolo di Greenhough Smith?

LUIGI SIVIERO: Perché si configura più come un articolo in cui Greenhough Smith usa le lettere come pezze d’appoggio per dire la sua opinione su Doyle, che non come una raccolta di lettere con commenti. Per quanto gli stralci delle lettere siano interessanti, vedo questo articolo come un pezzo di Greenhough Smith su Doyle. Inoltre ne Gli articoli e le interviste di Arthur Conan Doyle riguardanti Sherlock Holmes non ho voluto includere le lettere private.

Per quale motivo?

LUIGI SIVIERO: Ho pensato innanzitutto che materiale di questo tipo funzionerebbe meglio in un libro a sé stante. Non mi piaceva l’idea di inframmezzare (visto che l’ordine è cronologico) dei testi nati per la pubblicazione con altri testi che per stile e natura sono profondamente diversi.

Inoltre per quanto riguarda i testi pubblicati (interviste, articoli, eccetera) sono pressoché certo che ci sia tutto: il libro è dunque una specie di punto fermo per quanto riguarda queste categorie di materiale. Se avessi inserito anche le lettere avrei creato un ibrido: praticamente completo quanto ai testi editi e sicuramente incompleto quanto alle lettere.

Non c’è modo di recuperare l’articolo di Greenhough Smith?

LUIGI SIVIERO: Quando ho terminato Gli articoli e le interviste di Arthur Conan Doyle riguardanti Sherlock Holmes mi sono accorto che c’erano alcuni pezzi di autori diversi da Doyle che in un modo o nell’altro completavano la prima antologia con i testi del romanziere scozzese. Mi riferisco, oltre all’articolo di Greenhough Smith, a un’intervista e a un articolo del Dottor Bell e a un articolo del critico letterario Harry Thurston Peck. Ho deciso così di assemblare un altro libro digitale, intitolato Interviste e articoli inediti in Italia su Arthur Conan Doyle e il suo Sherlock Holmes, che facesse da pendant al primo. Uscirà nel 2023 nella collana Sherlockiana Saggi della Delos Digital.

Sherlock Holmes
Sherlock Holmes

Il motivo di interesse dell’intervista e dell’articolo del Dottor Bell è ovvio: il dottore era l’uomo in carne e ossa su cui si era basato Doyle per creare Sherlock Holmes, e nei due testi aveva espresso il suo punto di vista sull’investigatore e sul suo metodo. L’articolo di Peck contiene invece un’opinione diametralmente opposta su Sherlock Holmes rispetto a quella di Doyle. Come ho detto in precedenza, Doyle odiava Sherlock Holmes, lo considerava privo di sfaccettature, aveva una bassa opinione della letteratura poliziesca e mirava a essere riconosciuto come autore di romanzi storici. Peck, con grande lucidità, riconobbe invece la grandezza di Sherlock Holmes come personaggio della letteratura e affermò che sarebbero state proprio le storie del detective, e non i romanzi storici, a dare a Doyle un posto di rilievo nella storia della letteratura anglosassone.

Un giorno, se si dovesse fare un’edizione cartacea, mi piacerebbe creare un libro con i testi di Doyle nella prima parte e quelli degli altri autori nella seconda parte.

Nel libro ci sono anche delle note introduttive. Di cosa si tratta?

LUIGI SIVIERO: Per ogni articolo, intervista e prefazione ho scritto una nota introduttiva più o meno lunga. Ci sono innanzitutto informazioni basilari sulle pubblicazioni originarie dei testi: per esempio nel caso delle prefazioni scritte da Doyle per la Author’s Edition e la Crowborough Edition ho spiegato cosa sono questa Author’s Edition e Crowborough Edition.

Poi ho evidenziato informazioni e passi chiave, magari fornendo informazioni aggiuntive dove possibile. Per esempio, nell’intervista rilasciata a Bram Stoker, Doyle affermò che originariamente aveva ipotizzato di chiamare il suo personaggio “Sherringford”. Nella nota ho spiegato come gli autori di apocrifi hanno utilizzato questo dato per creare un fratello di Sherlock Holmes di nome “Sherrinford”.

Ci sono anche collegamenti fra i vari testi contenuti nella raccolta. In Memorie e avventure Doyle raccontò di come il Dottor Bell aveva dedotto che un paziente presentatosi nello studio medico era stato un sottufficiale di stanza alle Barbados. In un’intervista rilasciata trent’anni prima aveva raccontato che il paziente era un ex militare che aveva prestato servizio alle Bermuda, e la malattia caratteristica di cui soffriva era un particolare sfogo cutaneo anziché l’elefantiasi.

In alcuni casi ho evidenziato le correzioni fatte agli articoli, quando i pezzi sono stati pubblicati più volte in versioni differenti. È accaduto in particolare con l’autobiografia Memorie e avventure che fu prepubblicata quasi integralmente sul «The Strand Magazine» e parzialmente sul «Collier’s Weekly».

E poi ci sono tutte le informazioni più disparate che mi potevano essere suggerite dai singoli testi. Nel caso dell’intervista in cui Doyle suggerì come catturare Jack lo Squartatore ho parlato di come il romanziere scozzese avesse agito da “Sherlock Holmes in carne e ossa” anche in altri casi reali (i casi Slater ed Edalji), della teoria di “Jill la Squartatrice” erroneamente attribuita a Doyle in epoca moderna, e delle opere di finzione in cui Sherlock Holmes affronta Jack lo Squartatore.

Esistono antologie simili a quella che hai curato?

LUIGI SIVIERO: Una particolarità davvero curiosa dello Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle è che esiste un “Canone” universalmente conosciuto, composto da quattro romanzi e cinquantasei racconti, affiancato da svariati testi di diversa natura (racconti, drammi teatrali, articoli, interviste, e anche una poesia) che nel corso degli anni hanno goduto di meno attenzioni ed edizioni. Per quanto riguarda i testi extracanonici, in lingua inglese sono usciti The Final Adventures of Sherlock Holmes a cura di Peter Haining (1981) e The Uncollected Sherlock Holmes a cura di Richard Lancelyn Green (1983). Tutti e due presentano un misto di racconti non canonici e di testi non narrativi, accompagnati da un apparato di note (decisamente più corpose nel libro di Lancelyn Green). Entrambi i libri sono stati per me due grandi punti di riferimento, assieme al sito The Arthur Conan Doyle Encyclopedia che ha l’obiettivo di rendere disponibile in versione digitale tutti gli scritti di Doyle.

Credo che il mio libro digitale sia il primo tentativo di proporre in maniera integrale tutti i testi non narrativi su Sherlock Holmes scritti da Arthur Conan Doyle. Nelle due antologie citate sopra mancano infatti molte pubblicazioni che ho potuto invece inserire nel mio libro. Ci tengo ad ammettere che assemblare un libro di questo tipo nel 2023 – con a disposizione un’infinità di testi digitalizzati e un sito di riferimento come la The Arthur Conan Doyle Encyclopedia – è più facile che non negli anni Ottanta, quando antologie di questo tipo erano pionieristiche.

E per quanto riguarda i racconti non canonici di Arthur Conan Doyle?

LUIGI SIVIERO: Nei mesi scorsi ne ho tradotti tre: La casa dello zio Jeremy, La storia del treno speciale scomparso e La storia dell’uomo con gli orologi, scrivendo per ciascuno di essi una nota introduttiva. Usciranno prossimamente in edizione digitale nella collana Sherlockiana della Delos Books. Mi piacerebbe tradurre anche gli altri racconti non canonici, e magari trovare il modo di pubblicarli tutti in un’antologia cartacea.

Hai tradotto dei racconti d’epoca anche per la rivista cartacea «Sherlock Magazine». Di cosa si tratta?

LUIGI SIVIERO: In un mio saggio intitolato Sherlock Holmes tra realtà e finzione – uscito nel 2021 nell’antologia cartacea The Stories They Are A’Changin’ e nel 2023 in un libro digitale della Delos Books – ho parlato di come, fin dalle origini, nelle opere con protagonista Sherlock Holmes il confine fra realtà e finzione fosse sfumato, non solo dal punto di vista dei lettori (convinti che il detective esistesse veramente) ma anche da quello degli autori. La scelta dei racconti da tradurre è caduta proprio su opere nelle quali gli scrittori giocavano con questa caratteristica del personaggio e del suo mondo di finzione. Così ho tradotto i tre noti racconti di James M. Barrie, nei quali accade per esempio che Arthur Conan Doyle incontra Sherlock Holmes e lo uccide in preda alla rabbia. Anche per questi racconti ho scritto delle note introduttive. Le storie non sono state scelte a caso, ma con lo scopo di dare seguito in maniera organica all’idea esposta nel saggio. Anche in questo caso mi piacerebbe dare vita a un libro cartaceo che raccolga tutti questi testi, oltre a due miei racconti che sarebbero perfetti per questa antologia.

Luigi Siviero (Trento, 6 giugno 1977) è autore di libri di narrativa, poesia e saggistica. In ambito sherlockiano ha curato il libro digitale Articoli e interviste di Arthur Conan Doyle riguardanti Sherlock Holmes per la collana Sherlockiana Saggi (Delos Digital, 2023). Nella medesima collana sono apparsi Le filosofie di Sherlock Holmes e Sherlock Holmes tra realtà e finzione. Inoltre ha scritto i saggi Sherlock Holmes. L'avventura nei fumetti (ProGlo – Prospettiva Globale, 2016), una monumentale catalogazione sistematica dei fumetti legati a Sherlock Holmes usciti in tutto il mondo dalla fine dell'Ottocento ai giorni nostri, e Dylan Dog e Sherlock Holmes: indagare l'incubo (Edizioni NPE, 2012), un libro che contiene un'analisi del Dylan Dog di Tiziano Sclavi accompagnata da un'intervista al creatore dell'indagatore dell'incubo. Suoi sono anche i racconti L’avventura delle fate di Cottingley e Rivelazioni sulla morte di Sherlock Holmes (quest’ultimo nella collana «Sherlockiana» di Delos Digital, 2020) e alcuni episodi del fumetto Daryl Dark, con protagonista il trisnipote di Sherlock Holmes. Per Delos Books ha tradotto dall’inglese vari racconti di Sherlock Holmes scritti da James MoffettThomas A. Turley e James M. Barrie apparsi in digitale su «Sherlockiana» e in cartaceo su «Sherlock Magazine».

Fra gli altri suoi saggi si possono ricordare Dall'11 settembre a Barack Obama (2013), Dopo il Crepuscolo dei Supereroi (2018) e Grant Morrison. La vita e le opere (2020) che ha ricevuto il Premio Tulliola – Filippelli con premiazione in Senato a Palazzo Giustiniani. Tra le altre cose ha scritto il romanzo Il tramezzino (2018) e la silloge di poesie Un’astrazione linguistica dai toni freddi (2019). Nel 2022 ha dato vita alla collana Nero di Seppia, dedicata a libri le cui pagine interne sono tutte bianche; il primo titolo pubblicato in questa collana è il fumetto L’uomo invisibile nella città invisibile.

La sua pubblicazione più recente, intitolata I corteggiatori di Melpomene (Nives Edizioni, 2022), è una raccolta di racconti e poesie prevalentemente a tema mitologico affiancati da numerose fotografie delle Dolomiti di Brenta.

Il suo sito personale è https://dimoradelmistero.wordpress.com/

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