A proposito dello stile del Nostro ecco alcuni spunti che ho ricavato dalla lettura di Non piangete per chi ha ucciso definito dal noto critico Anthony Boucher “Il miglior romanzo nella tradizione della “scuola dei duri” che io abbia mai letto dopo Addio mio amata e Il falcone maltese”. La signora che ingaggia Lew Archer per ritrovare la nipote Galley Lawrence “Era alta, sulla cinquantina, con occhi scuri e preoccupati in un viso lungo e preoccupato”. Parla “con una voce che di sicuro era la migliore delle sue caratteristiche”. La visione della stanza gli dà la sensazione di essere piombato nel passato e allora “Afferrai il presente per la coda e lo feci entrare a forza in quella stanza”. Per dire grassa “Se i fianchi della signora Tarantine fossero stati di qualche centimetro più larghi sarebbe stata costretta a passare per traverso”. Tocchi di un brutale realismo “Le vene varicose si delineavano sulle sue gambe, sotto le calze, come grassi vermi bluastri”. Paragoni ed espressioni imprevedibili “La carnagione era fresca e giovanile, ma gli occhi scuri e sporgenti parevano appena usciti da una pozzanghera e appesi su quella faccia ad asciugare”, “Le banconote sembrano prendere qualcosa dal modo di fare di chi le maneggia e quella mi si accartocciò in mano come un grosso verme verdognolo”. A proposito di un farabutto sanguinario “Gli occhi sporgenti e le mascelle ruminanti lo facevano assomigliare a un gigantesco criceto travestito da uomo”. Anche la natura non la scampa “La notte stava morendo lentamente, dissanguandosi in un’alba densa di parole”. Oppure “Quando uscii dalla macchina la notte mi sovrastò come un albero con i rami fioriti di stelle”.

Ed ecco altri spunti tratti da Ghigno d’avorio. La signora massiccia che entra nel suo studio lo fissa “come un uccello che sembra ghermire un grosso verme”. Due finestre gemelle di un edificio sembrano “occhi inebetiti dal ricordo di innumerevoli terremoti” e “Due soldati in uniforme apparvero dal nulla, pallidi come fantasmi presi in trappola dalla realtà”. Uno zampillo d’acqua cade a terra “come uno scroscio di risa”. “La sua voce m’accompagnò fino all’uscita come il filo d’una ragnatela tessuta all’infinito nello spazio”. “Il bus partì lentamente. Sembrava un serpente ubriaco”. E così via. Può piacere o non piacere…

P.S. In questo ultimo libro a pagina 17 si trova anche la parola “bambocci”. Che abbia costituito lo spunto per il “bamboccioni” di Padoa Schioppa?

 

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