Proiettili d’argento di Elmer Mendoza, la Nuova frontiera 2010.

Paola Rodriguez va per ammazzare l’avvocato Bruno Gonzales perché tradita con un “losco ballerino” ma lo trova già stecchito, ucciso con proiettile d’argento ficcato in testa.

Ad indagare il detective Edgar “Zuedo” Mendieta in cura da uno psicanalista (dott.Parra) per un trauma infantile a nove anni, prende ansiolitici, beve birra e tequila a go-go (va bene anche l’Old Parr), ama i Rolling Stones ed altri gruppi come i Beach Boys. Vive in casa del fratello Enrique tenuta in sesto dalla robusta Ger, tre stanze su un solo piano, piccolo giardino interno, un figlio in giro e non se ne è neppure accorto. Incontro con Goga Fox, suo vecchio amore che lo ha lasciato, battiti al cuore, pianto e ribevute di birra e tequila. Metodo di lavoro spicciativo “afferrò l’avvocato per il bavero della giacca, lo sollevò e lo scaraventò contro la parete”. Se non basta questo botte dove capita anche con il calcio della pistola.

Sua spalla destra Griss Toledo anche lei piuttosto spicciativa che se c’è da dare un calcio nelle palle non si fa pregare (nota personale gioca a scacchi con il figlio Rodo).

Il caso non è semplice perché il morto fa parte di una stravagante setta della Piccola Fratellanza Universale e lascia dietro di sé una scia di amanti fra cui la figlia di un pericoloso boss del narcotraffico, Marcelo Valdes, un metro e settanta e novanta chili di peso.

Qualche indizio: due copie dello stesso romanzo, due scarpe spaiate, un particolare profumo e questo benedetto proiettile d’argento. Che ci sia di mezzo anche qualche storia di vampiri o lupi mannari?

L’indagine scorre via veloce e difficoltosa nello stesso tempo (il nostro rischia pure la pelle) insieme a spunti sull’intreccio mafia-politica, sul degrado delle forze di polizia in una società che cerca un proprio assestamento democratico. Si arriva addirittura alla sospensione dell’indagine ma l’assassino continua a mietere le vittime con i suoi proiettili d’argento e allora se la va proprio a cercare. Finale concitato e affastellato.

Linguaggio secco, veloce, martellante. Si passa da Mendieta ai capi della mafia e ad altri personaggi in un batter d’occhio, miscuglio di prime e terze persone, di discorso diretto e indiretto, telefonate continue e assillanti, analisi, riflessioni, botte, spari e pianti (pure da parte del boss piccinino santo). Frenetico da morire.

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it