"Cinque strade per il delitto" di John Bingham, Mondadori 2013.

Io sono, credo, l’unica persona in grado di registrare tutti i fatti che concernono Philip Bartels. Ogni altra persona crede di conoscerlo, ma non è vero. Per cominciare, non sa che io sono, immagino, un assassino; più esattamente uno che ha compiuto il suo delitto sotto gli occhi di un funzionario di polizia il quale, sino ad oggi, è assolutamente all’oscuro di questa circostanza”.

Siamo a pagina diciannove e la cosa comincia a solleticarci. Già abbiamo alcune informazioni attraverso i ricordi di questo narrante così “particolare”. Intanto Bartles era il suo migliore amico, non bello, un po’ buffo, bocca larga, capelli ritti sul cocuzzolo, aborriva la pena per ogni essere vivente. In seguito arriveranno altri particolari.

Lo incontra a dieci anni, perseguitato a scuola dai compagni e da lui stesso, perde i genitori a tredici anni, vive con gli zii, si sposa con Beatrice Wilson. C’è, però, di mezzo Lorna Dickson di cui si innamora e da qui cominciano i guai perché Lorna piace anche al nostro “assassino”.

Non posso dire di più. Un viaggio lucido e allucinante nella mente e nel cuore dei due personaggi, un continuo riflettere, esplorare in profondità in stretta connessione con gli eventi narrati e con i ricordi che affiorano corposi. Storia interna-esterna che ti invita a pensare sull’imperscrutabile e diabolico mondo dell’animo umano.

Per "I segreti del giallo" abbiamo "L’imbrattatele di Pietrasanta" di Marco Phillip Massai.

Siamo a Lugo di Romagna nel luglio 1856. Un pittore amante di una moglie ricca, una vecchia (la suocera) da ritrarre, una bella cameriera, un marito cornuto con sgherro a fianco. Qualcosa deve succedere. E infatti spariscono gli ori dalla cassaforte e la moglie ricca ci resta stecchita. In carcere il povero pittore. Ma la storia è ben incasinata. Con spirito ilare e divertito.

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