Nelle mani di Dio di Gianni Biondillo, Guanda 2014.

L’ispettore Ferraro, più vicini i cinquanta dei quaranta, sta tornando a casa armato di cuffie e di pezzi tamarri. Importa assai l’età. Ma non ha fatto i conti con il truce Destino che si presenta sotto le sembianze del sovrintendente Vincenzo Ranieri. In macchina, e lo strappo  è scontato. E non ha fatto i conti nemmeno con la maestra Loretta che si è fatta uccidere proprio vicino alla sua cattedra. Strangolata e presa a calci e pugni. Addio riposo. Ora si balla anche senza cuffie sotto controllo della dottoressa Giuliana Di Muro (tostina il suo).

Visti due balordi in zona. Via alle indagini. Al centro islamico (minoranza perseguitata), dalla famiglia Xiao (società ormai multietnica), da certi genitori degli alunni. Maestra tosta contro il lassismo imperante, colpa dei figli? Colpa dei genitori? Colpa degli insegnanti? E i talk show che ci ricamano sopra con il criminologo fisso.

Un assassinio “esagerato”, improbabile per mettere a fuoco certi malanni della società. Impostazione un tantinello meccanica con i pro e i contro come in quei dibattiti televisivi presi di mira. Scrittura che scivola via come un’anguilla.