La tratta delle bianche di James Hadley Chase, Mondadori 2017

“Una notte calda a St Louis. Calda in modo insopportabile. Niente di troppo strano, allora, se un paio di giornalisti e un tassista con il gusto del macabro finiscono per cercare un po’ di refrigerio all’obitorio della città. Riuscire a entrare è un gioco da ragazzi, se si conosce l’inserviente che ci lavora. ” E qui, tra i morti, una ragazza dai capelli rossi e rossetto sulla labbra uccisa da arma bianca secondo l’etichetta. Una prostituta. Forse una, tra le tante, di Raven…

Dunque storia di Raven contro Tootsie Mendetta, capo incontrastato, per il controllo della prostituzione insieme al braccio destro Grantham, gestore del 22 Club dove è nascosto un bordello. Lotta all’ultimo sangue che vede stecchito il secondo e vincitore il primo. Ora un nuovo piano: via tutte le prostitute dalle strade, prendere ragazze ignare con la forza, torturarle, costringerle a prostituirsi in luoghi chiusi a prezzi più alti. Tra queste Sadie, moglie di Benny, venditore di automobili, una pericolosa testimone oculare del delitto Mendetta, rapita e diventata la schiava di Raven stesso, che si avvale di tre tirapiedi: Lefty, Little Joe vestito a puntino (“uno spettacolo”) e Maltz.

Alla ricerca della verità con tutte le sue forze Jay Ellinger, cronista del “St Luis Banner”, contrastato dal direttore e dal proprietario del giornale, costretto a licenziarsi per indagare.

Movimento, azione, cambi veloci di prospettiva, scene crude e crudeli. Sfruttatori e sfruttati che hanno, però, almeno la forza di ribellarsi (piccola luce in un buio totale). Splendidi ritratti psicologici dei personaggi che rimangono impressi nella memoria. Basti pensare, per esempio, a Raven inquadrato a giocare con i trenini (da piccolo non ha mai avuto un regalo, ricorda con la voce “amara”). Violenza, pallottole che fischiano, corruzione della polizia e della politica. Praticamente storia dell’ascesa e della caduta di un gangster in una società sporca e degradata. Ritenuto, allora, nel 1941 quando uscì, addirittura pornografico, oggi fa solo sorridere da questo punto di vista. Dell’autore si ricorda, soprattutto, No Orchids for Miss Blandish, uscito due anni prima con grandissimo successo. Un plauso alla traduzione di Mauro Boncompagni.