L’animale più pericoloso di Luca D’Andrea, Einaudi 2020.

Dora Maria Holler, nata e cresciuta a Sesto Pusteria in Alto Adige Sudtirol, ha tredici anni e le treccine bionde. Sta scappando di casa con uno zaino, gli scarponi da montagna, una cartina e diverse provviste per salvare il rifugio di una lince. E’ una ambientalista convinta come Greta Tumberg (legge saggi sull’ecologia e una serie di importanti monografie). Ha un appuntamento con “Christopher”, ovvero Gert Shafer conosciuto su internet e convinto fautore della Resistenza contro l’animale più pericoloso che sta distruggendo il pianeta: l’uomo. Ma Gert è tutt’altro la persona che dice di essere…

Collegato a questa fuga l’assassinio di Hannes Baumgartner, precedenti “per droga, percosse, rissa e resistenza a pubblico ufficiale.” Guardiano notturno del parco-zoo di Dölsach e autista di una Renault per trasporto di materiale biologico pericoloso. Ma perché ucciderlo e chi lo ha fatto?…

Inizia la caccia. Una lunga, faticosa rincorsa. Classico gruppo di lavoro poliziesco composto da diversi soggetti ognuno con il proprio vissuto, i propri obiettivi, le proprie esperienze e preoccupazioni. Tra i quali si distingue il capitano dei carabinieri Victor Martini, destinato all’ufficio scartoffie, che si porta dentro l’orrore di non aver salvato le donne dello Squartatore di Testaccio. Alla caccia di Gert anche Alto e Basso con propositi per nulla amichevoli…

A capire l’intricata, incredibile situazione che si verrà creando il citato e tormentato Victor, “eroe” a suo modo, tra lo scontro di poteri all’interno della polizia. Durante il racconto ci aspetta una serie di fatti ed emozioni che si intrecciano fra loro: solitudini, intrighi, rapimenti, violenza, orrore, commercio di carne umana (“Un giro di “carne”, di cui l’Europa intera si nutriva come un vecchio vampiro in cerca di sangue fresco”), il passato che riemerge funesto, il cambio di prospettiva, la sorpresa che non finisce di stupirci di fronte alla falsa apparenza. Pioggia, tuoni, gemiti, grida, pianto. Morte.

E rabbia, incazzatura. La piccola Dora è incazzata con il mondo intero così come Victor (anche con se stesso). C’è tanta rabbia davvero in questa storia insieme a tensione, continui, veloci cambi di scena e passaggi temporali nella terra del Sud Tirolo, ricca di tanta forza suggestiva. Ovvero la Natura ancora bella, grande, possente, magnetica, di fronte alla piccolezza e meschinità dell’uomo.