Andiamo a scoprire una nuova opera della letteratura gialla con la collana Oltreconfine della casa editrice Le Assassine. La nostra attenzione questa volta va a “La sedia del custode”, che ha vinto il premio letterario Sofitel 2017. Presidente della giuria che ha assegnato il premio in quella circostanza era Tahar Ben Jelloun.

 

Tiziana, facci conoscere meglio l’autrice, le sue origini e il suo impegno.

Bahaa Trabelsi è una giornalista, scrittrice e anche sceneggiatrice marocchina. Si è laureata in studi economici in Francia e ha poi lavorato per il governo e per diverse testate giornalistiche, occupandosi di cultura e società. Le sue inchieste sono numerose e riguardano argomenti delicati come la vita nelle prigioni marocchine, l’omosessualità o la prostituzione.

Oltre a essere un membro attivo della società civile, ha partecipato alla creazione di diverse associazioni, tra cui Donne e sviluppo. 

Il suo impegno nei confronti delle donne ha avuto anche un riconoscimento nell’esposizione organizzata a Rabat per la Giornata internazionale delle donne 2017: il suo ritratto era tra i cento che celebravano le donne marocchine, note e anonime, che partecipavano con la loro diversità allo sviluppo del Paese.

Aggiungo che su di lei pesano anche due fatwa per aver scritto un romanzo a difesa degli omosessuali. Nonostante questo continua a vivere a Casablanca.

 

Il titolo ha un suo particolare significato in riferimento alla trama?

Davanti ai portoni degli edifici in alcuni quartieri c’è una sedia, quella dei custodi. Questi sono dei veri informatori, raccontano ai mokadems – una specie di capi di quartiere – i minimi fatti e gesti che hanno una valenza trasgressiva e non si conformano alle regole. Un esempio? Contano le bottiglie di alcolici buttate nei rifiuti. Il loro compito è quello di osservare e di sorvegliare. 

Casablanca come appare? Forse come un crocevia di culture e valori tra modernità e tradizione?

Sì, certamente Casablanca è una città moderna, se si guarda al suo aspetto esteriore, ma ciò non toglie che vi siano ancora sacche di arretratezza e, secondo l’autrice, proprio negli strati più poveri della popolazione avanza in un modo nemmeno troppo nascosto il fondamentalismo, un’estremizzazione dell’Islam importato, a suo parere, con i petroldollari dall’Arabia Saudita. Infatti in origine l’Islam marocchino era ispirato al sufismo e non al wahabismo. Inoltre proprio il governo –  e so noti bene non il re – sembra appoggiare le leggi più oscurantiste che riguardano le donne. Quindi in un Paese come il Marocco, che sembrava avviato a recepire un certo stile di vita moderno, si manifestano ora comportamenti e modi di pensare che ricacciano le donne indietro nel tempo.

Quali temi pungenti e di impatto emergono?

I temi sono parecchi: dall’intolleranza nei confronti del diverso che sia omosessuale, ebreo, cattolico, all’oppressione verso le donne, per le quali vale il matrimonio riparatore se sono violentate o ancora il matrimonio combinato per le bambine. Anche da un punto di vista economico le donne sono penalizzate: in caso di eredità ricevono una porzione molto più piccola rispetto ai figli maschi.

L’autrice dichiara apertamente il proprio punto di vista o la sua narrazione rimane super partes?

Certamente avvertiamo il modo di pensare dell’autrice, anche se definirei La sedia del custode un romanzo corale. Attraverso i capitoli dedicati ai singoli personaggi della storia riusciamo a costruire un quadro abbastanza chiaro del contesto in cui si svolge. Abbiamo infatti l’integralista che odia tutto quello che è occidentale, il poliziotto che invece si ispira all’Islam moderato, la giornalista che ha studiato in Francia e si ribella a una certa concezione della donna. E infine la figlia di questa che si trova a dover fare i conti con l’estraneità che prova quando torna in Marocco dalla Francia e quella che avverte in Francia, dopo gli attentati del 2016 a Nizza.

Infine, Marocco e Islamismo: che quadro emerge?

Direi un quadro contraddittorio e anche ricco di sfumature. Parlando con Bahaa Trabelsi, mi ha detto un giorno: “Guarda che l’Islam non è tutto uguale. Siete voi che lo vedete come un blocco unico”. Ecco ora c’è il pericolo che con l’avanzata del fondamentalismo vi sia proprio questo blocco, in contraddizione con i valori che avevano invece ispirato i musulmani del Marocco.