Dopo il suo primo vero romanzo (un chicklit) I love Mammy in Monte-Carlo – come sopravvivere a una vita glitter, la scrittrice Silvia Alonso torna sul mercato editoriale con L’Angelo veste Sado (Brè Edizioni), classificatosi finalista al premio Nabokov 2020-2021.

 

Silvia, ammetterai che si tratta di un notevole salto letterario tra il primo e il secondo libro… come sei approdata al genere giallo?

In realtà ogni volta che si scrive credo che avvenga un piccolo miracolo. Si parte da una specie di scintilla, un’idea che vibra dentro di noi dandoci la carica e la voglia di creare. E a quel punto avviene la scommessa. Lasciarsi guidare dalla nostra storia senza mai perdere le redini, come se la dovessimo scoprire anche noi.

Se per il chicklit I Love Mammy ho usato la simpatia e l’ironia, il mio lato frizzante e svagato (dico sempre che l’ho scritto con l’ascendente Sagittario), nel giallo L’Angelo Veste Sado ho tirato fuori tutto lo scorpione che è in me. Difficile tirarsi indietro: l’idea era lì a sfidarmi.

Era appena mancato lo scrittore Andrea G.Pinketts, che conoscevo bene,  ed ecco  farsi in me strada l’ispirazione (una vera scommessa) di scrivere una specie di versione al femminile dei suoi romanzi e del suo personaggio, riallacciandomi al noir, a una Milano bohemienne e sommersa, e aggiungendoci la “mia” personale nota trasgressiva delle ballerine di pole dance. Poi ho voluto creare un corto circuito, saltando dai locali di lap dance alle Mistress, ed ecco nascere il delitto. Volevo però che l’indagine si muovesse ai confini col mistero e le intuizioni più sottili, come ad esempio nel fumetto Dylan Dog di cui sono sempre stata appassionata lettrice. Onde collegare il mondo del soft Bdsm a immagini oniriche e a figure archetipiche (ed esoteriche).

A quel punto mi sono documentata: volevo dare una verità diversa da quella molto artificiale ritratta nelle Cinquanta Sfumature, dove il binomio fidanzatina/sottomessa mi pareva finto, oltre che culturalmente insidioso.

Le mie eroine dovevano essere regine della notte, forse spietate, ma intelligenti seduttrici, sempre indipendenti. Non stereotipate “filles naives”. 

Vuoi raccontarci la storia?

Brevemente, durante una sessione di bondage, un bellissimo “angelo” (l’atleta del circo Mattia D’Angelo) viene trovato ucciso per asfissia. La principale indagata è Cristiana Carofiglio, una neo-Mistress che però risulta latitante. E così il bavoso commissario Bellavista affonda le mani nella marmellata indagando tra le ballerine di pole dance, tra cui la migliore amica della sospettata, la protagonista del romanzo Maddalena Santacroce.

Ci sono dei punti in comune con il noir? O meglio, si avvicina forse al sotto genere “Rose noir” dove è protagonista l’ambientazione di una società sommersa?

Assolutamente sì! Credo che il mio romanzo sia proprio a metà tra il giallo e il sotto genere del noir, il cosiddetto “rosenoir” dove risultano preponderanti l’ambientazione “sommersa” e lo spaccato sociale. Ci sono poi il binomio amore/morte (correggo: eros/tanathos) e gli spunti esoterici che lo avvicinano moltissimo a questa categoria.

Torna anche in questo libro Montecarlo… è un luogo funzionale per far emergere un particolare spaccato sociale di cui volevi parlare?

Dal punto di vista dell’immaginario collettivo sì. Il Casinò e il gioco d’azzardo, gli hotel extra lusso, il circo coi suoi atleti sono proprio gli ingredienti speciali che ho voluto aggiungere come una specie di tocco magico, conferendo un fascino tutto particolare alla narrazione. Del resto Milano e Montecarlo sono per certi versi collegate.

Tuttavia niente di quello che ho scritto si riferisce alla reale, pacifica e tranquilla realtà monegasca dove non esiste il crimine, ci tengo a precisare.

Silvia Alonso
Silvia Alonso

In un romanzo di genere hai introdotto, mescolandoli peraltro sapientemente, temi esoterici, erotici, e spirituali… spiegaci meglio come e perché.

Abbiamo appena citato Eros/Tanathos (amore/morte). Sono archetipi eterni e costanti da cui non si sfugge. Si rincorrono e si inseguono come il giorno e la notte, ma sono profondamente interconnessi.

Il crimine di cui tratto non è solo a sfondo sessuale, ma è pure cagionato da un movente passionale, oltre che dal malaffare. Amando la psicologia junghiana e i suoi sviluppi ho voluto dipingerne il quadro con pennellate surrealiste, eppure simboliche. Nei giochi bdsm (soft) protagonista è il dolore (pur moderato) che viene sublimato trasformandosi in tensione erotica inappagata. Quanto la nostra cultura e la nostra religione si fondano sulla sublimazione del dolore? Questo però è sempre stato appannaggio della Chiesa.

Eppure, come afferma il prof. Umberto Galimberti, viviamo oggi in una società desacralizzata (l’etimologia di religione  è “re-ligere” ed è connessa alla regola, non al mistero del sacrum). Ecco allora che certi archetipi ritornano in senso profano… come profondamente connessi a un senso di colpa, e al peso della gestione del potere che viene psicologicamente “lavato” dalla moderna Casta Diva, la Mistress. In un certo senso ritorna anche Tolkien…

Abbiamo rimosso il mito di Eros e Psiche, che invece i greci conoscevano molto bene. Tutto ciò che è psiche (inconscio) passa in Eros e in lui diventa azione prendendo forma. Anche le ombre…

Sartre diceva che non esiste Eros senza lacerazione.

L’amore assoluto, invece, non equivale a Eros (sebbene costui ne sia la spinta). La trascendenza al divino avviene mediante l’ascesi e la contemplazione. Ma non possiamo dimenticare che certe pratiche spirituali hanno tuttavia previsto, in passato, la flagellazione. Per quanto mi riguarda credo in un cammino spirituale di gioia, l’afflizione del corpo mi impressiona e, anzi, credo che il nostro corpo sia un tempio sacro (parafrasando Beaudelaire).

La felicità per me sta sicuramente nella fede, nell’affidarsi alla luce. Nel credere alle forze angeliche, nel confidare nella bellezza del creato sentendocene parte, proprio come affermava Giordano Bruno. Nell’evoluzione spirituale individuale e collettiva che non può prescindere dal “cerca trova” (il motto di Vasari).

Infine, vorrei puntare il fatto che è un giallo al femminile. Quali pro e quali contro?

Direi solo pro: per ora come scrittrice sento la missione di rendere giustizia all’altra metà del cielo.  Viva madre terra, viva la Luna. Viva il sacro femminino. Viva Maddalena… (ma anche: viva Sherazad!).