Sir Henry fu più contento che stupito di vedere Sherlock Holmes, giacché da alcuni giorni si aspettava che i recenti avvenimenti l’avrebbero fatto arrivare da Londra. Inarcò le sopracciglia, tuttavia, allorché notò che il mio amico non aveva né bagaglio né alcuna spiegazione per l’assenza di quest’ultimo. Entrambi ci affrettammo a venire incontro alle sue necessità, e poi, mentre consumavamo una cena tardiva, Holmes e io riferimmo al Baronetto quel tanto della nostra avventura che doveva sapere. Ma prima ebbi lo spiacevole incarico di informare Barrymore e sua moglie della morte di Selden. Lui dovette provare un indicibile sollievo, ma lei pianse amaramente col viso nascosto nel grembiule. Tutto il mondo lo considerava un uomo violento, metà bestia e metà demone; ma per lei era rimasto sempre il ragazzino caparbio della sua adolescenza, il bambino che aveva tenuto per mano. Dev’essere ben malvagio un uomo che non abbia una sola donna che lo pianga.

- Ho ciondolato per casa tutto il giorno da quando Watson è uscito stamattina – disse il Baronetto. Credo di meritare un elogio per aver mantenuto la mia promessa. Se non avessi giurato di non andarmene in giro da solo avrei potuto trascorrere una serata più piacevole, poiché avevo ricevuto un messaggio da Stapleton che mi invitata a casa sua.

- Senza dubbio avrebbe trascorso una serata più movimentata – replicò seccamente Holmes. – a proposito, non credo che si sia reso conto che noi l’abbiamo pianto come se fosse stato lei a spezzarsi l’osso del collo.