Quarta avventura del mitico SAS Malko Linge, il Principe delle Spie creato dal compianto Gérard de Villiers.

Segretissimo SAS (nuova serie) n. 4, a maggio in edicola, presenta Che diavolo di spia, quel SAS (Samba pour SAS, 1966).

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Per sapere TUTTO della vita editoriale italiana del personaggio, si rimanda agli Archivi di Uruk.

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Dalla quarta di copertina:

A Rio de Janeiro si muore facile. Prima un occidentale dai capelli biondi finisce ucciso in mezzo alla strada e sepolto in una fossa lungo la costa, poi un meticcio rende l’anima fra le atroci sofferenze di un diabolico supplizio rituale. Pedine sacrificate in una partita più grande. C’è da convincere con le buone o con le cattive un vecchio magnate brasiliano a cedere agli Stati Uniti un enorme giacimento di manganese, indispensabile per l’industria bellica, prima che siano altri a metterci le mani sopra. E gli “altri” sono davvero in molti, disposti a tutto pur di accaparrarsi una risorsa mineraria dall’incalcolabile valore strategico. Una missione perfetta per il Principe delle Spie, tra le bellezze della metropoli carioca. Gli agenti della locale stazione CIA hanno già organizzato l’operazione: sarà lui a occuparsene, presentandosi come incaricato ufficiale della trattativa. Se non fosse che, nell’infinito gioco di specchi della guerra d’intelligence, nulla è come appare. Tanto per cominciare, il nome sul passaporto del biondo ammazzato con due proiettili nella schiena è quello di Malko Linge.

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Ecco l’incipit:

Il ritmo diabolico della Samba delle Aragoste s’interruppe di colpo, e una voce untuosa proclamò: — Pregate, fratelli. Purificate la vostra anima dai peccati come lavate la vostra camicia. Oggi è la Festa delle Anime, la festa di coloro che sono puri. Nessuna azione cattiva deve venire commessa prima che il sole risorga...

La voce cedette il posto a un coro che intonò un antico inno sacro.

Con l’orecchio incollato al transistor per non perdere una parola della trasmissione religiosa di Radio Cuernavaca, il nero alto e dinoccolato camminava ondeggiando al ritmo del canto. Dietro di lui si snodava una lunga processione, attraverso tutto il Morro Babylonia.

Isolati o a gruppetti, i neri scendevano dalle favelas sfilando con lunghi ceri accesi. Pareva che un verme luminoso dagli innumerevoli tentacoli scendesse lungo i sentieri da capre sui fianchi dei morros.

A Rio de Janeiro la notte cala all’improvviso. I grattacieli moderni, sul lungomare da Copacabana a Flamingo, si erano illuminati. Nelle favelas aggrappate ai fianchi dei morros come ascessi mostruosi, alcune lampade a petrolio ammiccavano timidamente: le case dei “ricchi”. Non c’è città al mondo dove il lusso e la miseria siano mischiati come a Rio. I brasiliani hanno costruito in pianura i loro edifici moderni, abbandonando i morros alla giungla e ai poveri.

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Nato a Parigi nel 1929 da una famiglia di militari con ascendenze aristocratiche, Gérard de Villiers inizia la carriera come giornalista, dopo essersi laureato in Scienze politiche. Nel 1965 scrive il primo romanzo con protagonista SAS, Sua Altezza Serenissima Malko Linge: SAS a Istanbul. Seguiranno 200 avventure di SAS, e De Villiers introdurrà nella spy story elementi di sesso e di violenza prima sconosciuti. L’autore è scomparso nel 2013.

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All’interno, il racconto Uccidete il testimone! di Alessio Gallerani.

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Che diavolo di spia, quel SAS di Gérard de Villiers (Segretissimo SAS n. 4), 196 pagine, euro 4,90 - Traduzione di Bruno Just Lazzari