Ogni intreccio degno del nome deve essere elaborato fino al suo dénouement [epilogo, scioglimento] prima ancora, si può dire, che si cominci a buttar giù qualcosa con la penna. E.A. Poe

Chiamiamo giallo classico quella storia incentrata su un mistero che viene chiarito da qualcuno attraverso la logica [1]. Il mistero è di solito costituito da un omicidio, ma può essere un ferimento, un rapimento, un furto, la sparizione di un oggetto o di una persona, un reato finanziario, morale, politico, o addirittura un puro problema artificiale, ossia un mistero esplicitamente dichiarato fittizio nell’ambito della stessa storia, purché l’evento narrato sia caratterizzato dall’aspetto misterioso, ossia vi sia comunque qualcosa di inespresso, di segreto, e dunque non sia chiaro chi l’abbia commesso o ne sia stato la causa e come e perché sia accaduto (da qui la denominazione di mystery e di pure puzzle, di “puro rompicapo”). Normalmente, il giallo classico è basato su un omicidio, per cui il mistero centrale riguarda il “chi” lo ha perpetrato (da qui la definizione di whodonit, cioè appunto “chi lo ha fatto”, figura individuabile all’interno di una cerchia ristretta), e in seconda battuta il “come” è stato realizzato, per poi passare al “perché”. Come ovvio, può essere considerato anche giallo classico quell’intreccio in cui già si sa chi è l’assassino e si deve capire come ha commesso l’omicidio, oppure quella storia in cui si è già al corrente dell’identità dell’autore del delitto, si conoscono le sue modalità ma non si sa perché è stato compiuto. Tuttavia il giallo classico, nel suo modello puro, prevede una graduatoria degli elementi problematici da chiarire, che, come detto, sono, in ordine decrescente di importanza, il chi, il come e il perché. L’enigma deve poi essere decifrato da qualcuno. Questo “qualcuno” è di norma un investigatore di professione, un poliziotto, un detective privato, ma può anche essere un individuo che svolge un mestiere che nulla ha a che fare con la legge. Essenziale è comunque che almeno uno dei personaggi della storia sia in forma più o meno ufficiale incaricato di indagare l’evento oscuro che ha dato inizio o che in ogni caso fa da sfondo alla narrazione (da qui la denominazione di “romanzo/racconto poliziesco o d’indagine”). Infine, il mistero deve essere risolto, e lo deve essere per il tramite della logica. Questo fa escludere dalla categoria del giallo classico quelle storie in cui il mistero non viene chiarito completamente, per cui restano da capire o il chi o il come o il perché, o tutti e tre o due dei tre fattori, così come quelle in cui la nebbia del mistero viene dissipata totalmente ma ricorrendo a spiegazioni non razionali, non scientifiche o comunque non riconducibili alla ragione e ai suoi canoni, come ad esempio l’intervento di extraterrestri, l’impiego di arti magiche, di attività telepatiche, di mezzi fantascientifici, e così via - da qui la qualifica di “romanzo o racconto deduttivo-formale”, cioè basato sul raziocinio, sulla forma della logica – [2]. Il giallo classico può essere legittimamente rappresentata, come una sorta di sinonimi, da definizioni come whodonit, pure puzzle, enigma deduttivo-formale, storia d’indagine e, aggiungiamo, all’inglese, in quanto espressione di un filone che ha visto proprio nel fondatore del giallo tout court, Edgar Allan Poe – correva l’anno 1841, la sua origine, poi sviluppatasi in autori come Arthur Conan Doyle, R. Austin Freeman, G.K. Chesterton, S.S. Van Dine, Ellery Queen, John Dickson Carr e, naturalmente, Agatha Christie, solo per citare alcuni tra i massimi esponenti dell’età d’oro [3]...

Il lungo approfondimento di Scaletti (qui soltanto abbozzato) può essere letto per intero sulla rivista Sherlock Magazine n. 3. Per abbonamenti: http://www.delosstore.it/abbonamenti/scheda.php?id=56