. E’ proprio lì che i due uomini si affrontano in un confronto drammatico. Il professor Moriarty è molto di più del potenziale personaggio che mette fine alle avventure di Holmes (almeno al momento in cui Doyle scrive questa storia). Il suo profilo è talmente ben costruito e abilmente descritto che queste qualità potrebbero seriamente minacciare non solo l’esistenza del detective inglese, ma continuare per la loro strada da sole e raccontare molte altre storie viste da una prospettiva diversa, quella della malavita. Ma ciò, come è ben noto, non avviene e Doyle si limita ad utilizzare Moriarty solo per il suo scopo primario: liberarsi di Holmes per poter avere maggior successo come autore di testi culturali, ben lungi dalla detective story alla quale viene associato dal grande pubblico.

Al teatro con Moriarty

Curiosamente Moriarty appare tanto frequentemente quanto Holmes, Watson e la signora Hudson nelle opere teatrali. Fin dalla prima interpretazione di Holmes da parte di William Gillette (1899), Moriarty (l’attore George Wessells) è il manigoldo da sconfiggere del Nostro. Nel 1974 lo spettacolo che aveva proseguito fino al 1932 viene ripreso dalla Royal Shakespeare Company. Moriarty viene interpretato da Philip Locke, mentre Holmes è John Wood. L’ombra di Moriarty torna anche in The Secrets of Sherlock Holmes con Jeremy Brett. In realtà non appare mai fisicamente, ma la sua presenza oscura non è affatto latente. La presentazione più atipica del cosiddetto “Napoleone del crimine” è senz’altro nel balletto degli Anni Cinquanta di Kenneth Macmilan intitolato The Great Detective. Macmilan danza sia nei panni di Holmes che in quelli di Moriarty, tutto vestito di nero e con un ampio cappello. Un altro musical con Moriarty è Baker Street. Siamo nel 1965 a New York (Brodway Theatre) e l’interprete è Martin Gabel. Un’esperienza teatrale mai giunta in Inghilterra. Per finire coi musical, Moriarty torna in Sherlock Holmes, the musical, ma questa volta non balla. La sua è una fugace apparizione, mentre cade dalle cascate di Reichenbach.

Il napoleone del crimine sul grande schermo

Passando alla cinematografia possiamo considerare la prima apparizione per conto dell’attore Booth Conway nella versione teatrale di Sherlock Holmes portata sullo schermo, sempre con Gillette nei panni di Holmes. Un Moriarty memorabile è poi l’austriaco Gustav von Seyffertitz nel film muto del 1922 Sherlock Holmes e che nulla ha a che spartire con lo stesso titolo dell’opera teatrale e col film recentemente menzionati e riferiti a William Gillette. La bravura di Seyffertitz porta la produzione e rintitolare il film sul mercato inglese addirittura come Moriarty. Molti film degli Anni Trenta vedono la mente del crimine in azione. Nel 1932 in un film intitolato ancora una volta con grande fantasia Sherlock Holmes, Ernest Torrence è nei panni del professor Moriarty con la sua faccia granitica. Lyn Harding interpreta il nemico numero uno di Holmes per due volte in The Triumph of Sherlock Holmes (1935) e Silver Blaze (1937), uscito in America col titolo Murder at the Baskervilles, come già citato nell’approfondimento di questo libro sulla storia in celluloide di Il mastino dei Baskerville. Quest’attore deve quasi la sua carriera ai ruoli del cattivo nei film di Holmes. Egli ha infatti interpretato Grimesby Rylott in The Speckled Band (1910) e nel film di ventuno anni più tardi che porta o stesso titolo. L’era di Basil Rathbone nei panni di Holmes vede alternarsi tre differenti Moriarty. George Zucco in The Adventure of Sherlock Holmes (1939), Lionel Atwill in Sherlock Holmes and the Secret Weapon (1942) e infine, il migliore dei tre, Henry Daniel in The Woman in Green (1944). C’è poi la versione comica di Moriarty nel film di Gene Wilder The Adventure of Sherlock Holmes’ Smarter Brother (1975) che viene interpretato da Leo McKern. Nella più totale comicità paradossale di Wilder il Professor Moriarty viene presentato come il lestofante che deve compiere gesti assolutamente disgustosi ogni ventiquattro minuti… Un Moriarty ben più serio e maligno è quello del film di Nicholas Meyer The Seven Per Cent (1976). Qui l’attore Laurence Oliver interpreta con abnegazione il ruolo del crudele Moriarty, per la verità apparentemente reso ancor più cattivo per via dell’immaginazione di Holmes stimolata dalle sue droghe che trasformano l’inizialmente timido personaggio in un genio del crimine. Per finire questa carrellata va ricordato anche John Huston, spesso più facile trovarlo dietro la telecamera che davanti, ma nel caso del film per la tv Sherlock Holmes at New York (1976) Huston interpreta proprio il professor Moriarty. Moriarty e la Tv In televisione, nella famosa serie della Granada dove Jeremy Brett interpreta con grande impegno Sherlock Holmes, Moriarty viene proposto nell’episodio The final problem. L’attore scelto è Eric Porter che pare proprio uscire dalle pagine del canone. La descrizione di Doyle e la fisionomia di Poter sono praticamente identiche. In questo episodio la scena del combattimento alle cascate di Reichenbach è stata girata veramente in Svizzera e per le scene più rischiose si è fatto uso di stuntman. Brett è stato doppiato da Alf Jont, mentre Moriarty è stato rappresentato per un breve periodo dallo stuntman Marc Boyler. I due spericolati personaggi si sono gettati veramente nelle profonde acque delle cascate. In conclusione viene veramente da chiedersi cosa avremmo potuto leggere di nuovo se Doyle si fosse impegnato a proseguire la caratterizzazione e l’approfondimento della sua creatura maligna, il professor Moriarty. Si sarebbe potuto forse aprire un capitolo importante sui casi non risolti menzionati dallo stesso Holmes e quantificati in oltre il cinquanta percento dei misteri non risolti a Londra. E il lettore avrebbe potuto godere di una prospettiva diversa dove la narrazione mirava a raccontare il lato oscuro della società vittoriana. Ma l’obiettivo di Doyle è chiaro fin dall’inizio. Lui ha solo la necessità di sbarazzarsi nel modo più consono possibile di uno Sherlock Holmes divenuto scomodo alla sua carriera di scrittore. Non c’è tempo né voglia per pensare a qualcosa di diverso, che non allo scontro finale e alla colluttazione tra Moriarty e Holmes in equilibrio precario presso le cascate di Reichenbach.