La passione di Sherlock Holmes per il violino lo portava a parlarne frequentemente. In CARD egli affascinò Watson parlandogli di Paganini e raccontandogli tutta una serie di aneddoti su di lui. Paganini (1782-1840) era indubitabilmente “il” violinista della prima metà dell’ottocento, aveva dato molti concerti a Londra e giravano su lui aneddoti ed inquietanti leggende, come quella che fosse stato posseduto dal diavolo, con i commenti su quest’ultimo soggetto fatti da Heine e Goethe (autore, questo, più volte citato da Holmes). Ma non crediamo sia stato questo l’argomento scelto da Holmes, né la storiella, conosciutissima, secondo la quale Paganini continuò a suonare dopo la rottura di una corda, portando incredibilmente a termine il pezzo. Piuttosto, ci sono almeno due episodi che Holmes deve aver raccontato all’amico, per punzecchiarlo, e che avevano a che fare col nome Watson. Paganini svolse una tournèe in Inghilterra, il cui manager era un tale John Watson. Questo Watson era un poco di buono, e finì nei guai, con la tournèe interrotta per mancanza di fondi. Quel che è peggio, sua moglie Charlotte se ne fuggì in Francia con Paganini, e ne scaturì un bel duello a base di pistolettate. Una volta in Francia, poi, il più famoso violino di Paganini, da lui detto Il Cannone, fu gravemente danneggiato da una certa Miss Watson, la governante dell’amatissimo figlio del maestro, la quale lo dimenticò sciaguratamente sul tetto della diligenza in un giorno di pioggia: il violinista dovette pagare un mucchio di denaro per farlo restaurare in maniera soddisfacente. Narrare questo aneddoto a Watson rientrerebbe nello stile ironico di Holmes, specie se avesse alluso a parentele tra il suo amico e la donna che aveva combinato un tal guaio.

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