Quando esce, nel 1794, il romanzo di ha il titolo originale di Things as They are; or the Adventures of Caleb Williams, ovverossia Le cose così come sono, sottotitolo, “Le Avventure di Caleb Williams”. A sottolineare che l’intendimento iniziale dell’autore non era tanto quello di porre l’accento sulle sensazionali peripezie del protagonista, quanto piuttosto quello, nemmeno tanto celato, di evidenziare chiaramente le lacune storico-sociali tipiche della sua epoca.

Doveva essere infatti, sostanzialmente, un’opera di denuncia, un affresco sociale dell’Inghilterra del MilleSettecento vista attraverso l’ottica di un fervente idealista giacobino.

Per William Godwin il regime monarchico era imperfetto, quello democratico ancora meno affidabile, e andavano entrambi soppressi in nome di una lungimirante visione, piuttosto utopistica in realtà, di una società moderna priva di leggi, di regolamenti e di convenzioni sociali.

Oltremodo fiducioso nelle infinite potenzialità dell’essere umano come creatura politica, capace di vivere in società anche in assenza di norme e convenzioni, Godwin professava l’abolizione totale di ogni tipo di vincolo e di ordinamento. Via le leggi, andavano abolite le prigioni, soppressa la proprietà privata, occorreva abrogare, perché superate, le istituzioni matrimoniali e il precetto religioso. L’uomo, in poche parole, andava lasciato totalmente

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