Non bastava il Malloppone. Ora c’è anche il Supermalloppone. A volte se ne sentisse la mancanza. Come? Che cos’è? Il nome stesso lo dice. Un Malloppone più corposo e robusto. Con più pagine. Quante? Vogliamo fare settecento, ottocento. Non vi bastano? Se ne trovano anche di mille e passa. Tutti belli, robusti, grossi, sicuri di sé. Spavaldi. Strafottenti. Se tanto tanto li guardi con un’aria un po’ sospettosa sono capaci di saltarvi addosso. Soprattutto se pendono pericolosamente da uno scaffale che sta sopra la vostra testa. Ormai si è passato il segno. Non c’è più un limite, un minimo di rispetto per le proprie capacità e per la sopportazione umana. Quello che conta è scrivere, tirare avanti, allungare. La parola d’ordine è ancora, ancora e ancora. Un elastico di parole da tendere all’infinito per schiaffarlo sulla faccia del lettore. Non è la qualità che conta. E’ la quantità. E poi, via, diciamolo francamente. Un librone grosso fa impressione. Se lo porti in giro ti costerà un bel po’ di fatica ma vuoi mettere la considerazione che ne ricavi. Una testa fine, un lettore coi fiocchi. Un cervellone insomma. Come quello di chi lo ha scritto. Un cervellone deve essere davvero se è riuscito a buttar giù un Supermalloppone. Che gli venga un colpo! Anzi, un colpone!

Passo alle frasette in corsivo. Ormai si trovano dappertutto. Non c’è giallo che si rispetti (inteso in senso generale) che non abbia le sue brave frasette in corsivo. E non in una pagina o due soltanto ma spiattellate lungo tutto il romanzo. Tanto da formare esse stesse una specie di sottoromanzo. Frasette in corsivo che tendono ad evidenziare il pensiero vero del personaggio a cui si riferiscono. Perché i personaggi, si sa, sono come gli esseri umani in carne ed ossa. Dicono una cosa e ne pensano un’altra. Brutti bastardi. Se ne trovasse uno coerente con se stesso dalla fine al principio. Nemmeno a cercarlo con il lanternino. E allora giù frasette in corsivo…

Oppure servono per mettere in evidenza lo sbocciare di un sentimento, di un desiderio, di una attrazione fisica che si tende, almeno in quell’attimo, a reprimere. Anche se si ha una voglia matta di saltarle/gli addosso. E così si assiste talvolta a degli sdilinquimenti da far venire il famoso latte ai ginocchi. Con inevitabile caduta nel ridicolo. Ma guarda un po’ sembrava tutto/a d’un pezzo e vedi come miagola.

Le frasette in corsivo sono uggiose. Rompono le palle. Levatele.

 

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