“E’ la vigilia di Natale e durante una tempesta di neve il treno viene bloccato in aperta campagna. Alcuni passeggeri, stanchi di aspettare, decidono di raggiungere a piedi la stazione più vicina, ma smarriscono la strada e solo dopo molto girovagare, e ormai allo stremo delle forze, trovano rifugio in una villa isolata. Al suo interno non c’è nessuno, eppure il camino è acceso e la tavola è apparecchiata per il tè. In cucina il bollitore è sul fuoco e, curiosamente, c’è un coltello sul pavimento…”. Praticamente l’inizio di Sotto la neve di Jefferson Farjeon, Polillo 2008.

Primo mistero. Subito non sappiamo il nome delle persone indicate in modo generico con lo scocciatore, la ballerina, il giovanotto alto e pallido, l’impiegato, la giovane signora con il fratello e l’uomo nell’angolo.  Lo sapremo più avanti.

Brevemente: un morto sul treno, il passato che si riflette sul presente, un quadro inquietante, la storia di un testamento, sogni, incubi, urli spettrali, la paura che serpeggia “Quella casa, nonostante tutti i suoi fuochi, faceva venire la pelle d’oca”, “Sentiva dentro di sé un senso di paura per cui non riusciva a trovare nessuna motivazione logica” e così via  con Edward Maltby “della Reale Società dello Spiritismo” a renderla ancora più viva. E poi sparizioni improvvise di persone, orme sulla neve, l’arrivo dei veri invitati e la soluzione del mistero. Il tutto un po’ arzigogolato e affastellato con l’atmosfera di angoscia più cercata che resa concreta. Un bel po’ di distanza dai grandi del Mystery anche se l’autore piaceva assai a Dorothy L. Sayers.

 

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it