Sangue e neve di Jo Nesbø, Einaudi Stile Libero Big 2015.

Oslo 1977. Freddo e neve. Freddo, neve e sangue che Olav (dislessico) sarà pure negato per guidare l’auto in fuga, per le rapine, la droga e la prostituzione ma come liquidatore è un asso. Non sbaglia un colpo. Ora, però, la faccenda si complica. Deve far fuori la moglie del suo capo Daniel Hoffman su comando dello stesso. Trattasi di Corina, dalle labbra alla Brigitte Bardot, capelli biondi, lunghe braccia snelle, pelle bianca, bianchissima. Chiaro che se ne innamora. E allora al suo posto liquida l’amante violento senza sapere che è proprio il figlio di Hoffman.

A questo punto la faccenda diventa ancor più complicata e pericolosa. Da solo non ce la può fare, urge l’aiuto di Pescatore, altro pezzo grosso della malavita in contrasto con Daniel per il controllo del mercato della droga. Da qui gli scontri violenti, le botte, gli spari, i morti ammazzati ed una testa tagliata che vola nell’aria.

Parte importante del racconto l’innamoramento di Olav per la prostituta Maria, zoppa e sordomuta, un amore tenero, delicato, vissuto da dentro. La storia si sviluppa su piani alternati, la realtà presente e i ricordi della madre alcolizzata e picchiata dal padre violento che segnano il destino di Olav, insieme ai ricordi di letture come I miserabili e spunti di filosofia alla David Hume. Sensazioni, sentimenti e turbamenti che si affastellano, si intersecano e scontrano fra di loro, l’amore violento e l’amore dolce, quasi tremante.

Una narrazione in prima persona che va via spedita, fluida, ora dura e cruda, ora tenera e commossa, ora ironica. Ognuno si fa il suo film nella vita, si crea la sua storia, come la madre di Olav “viaggiando dentro una bottiglia”, come Olav stesso che ce lo confida “Voglio soltanto inventare storie”. Come questa.