Un editore underground di Milano, SHAKE Edizioni, da il via in questi giorni ad una nuova collana di Gialli di autore che non mancherà di interessare più di un appassionato: sono romanzi polizieschi della grande età del surrealismo (anni ’30) e quindi già di per sé sono opere di forte impatto e grande spessore, giacchè some si sa anche la serie C dei romanzi di quegli anni poteva rivaleggiare alla pari con quelli dei nostri tempi.

La collana si chiama Nnoir Sélavy: l’intitolazione alquanto eclettica e non certamente usuale, origina dallo pseudonimo del grande surrealista francese Marcel Duchamp, pseudonimo che era Rrose Sèlavy, che in francese suona come Eros c’est la vie. Si capisce come allora il titolo della collana derivando dallo pseudonimo di un grande surrealista, voglia indicare una strada che seguiranno i romanzi in essa proposti, tutti INEDITI.

Lo è sicuramente “Dark in the Night” (La morte nel buio) di Stacey Bishop pseudonimo adottato da Gorge Antheil.

Si tratta dell’opera perduta di Antheil, il musicista d’avanguardia, autore del Ballet Mécanique, che giovane fuggì in Europa. Questo ragazzo terribile, parafrasando Cocteau, diventò amico, nella Londra dei primi anni ’30, di Pound e di Eliot, Hemingway, Stravinsky, J.Joyce. E proprio Eliot, che dirigeva la Faber, una casa editrice dell’epoca, gli offrì l’occasione di pubblicare un suo libro “Death in the Dark”, un libro poliziesco con una grande Camera Chiusa, sullo stile di Van Dine, in cui la trama offre lo spunto per dissertazioni letterarie e artistiche.

L’opera dal 1930 era letteralmente sparita, e più di un critico si chiedeva se l’opera sarebbe mai più riapparsa. In verità, pare, anzi si sussurra, che Antheil ne avesse scritta un’altra, sull’onda del successo di questa.

Il Giallo è straordinario perchè è un romanzo vandiniano puro, come possono esserlo i primissimi Queen oppure ovviamente gli stessi Van Dine o i primi Abbot, Stout, King. C'è pure una disquisizione sull'arte pittorica, un po' come se ne trovano in Van Dine.

Del resto per chi non lo sapesse, i primi Detectives alla Van Dine attingono a piene mani dal mito del Superuomo di Nietzsche, di cui Willard Huntington Wright (S.S. van Dine) fu un un grande critico dell'epoca. E lo stesso Antheil è noto aver avuto simpatie naziste (come molti della sua epoca) nell'Inghilterra dell'inizio degli anni '30: anche lui aveva quest'empatia per il mito dellrazza, come Eliot, Pound etc..

Il secondo romanzo è anch'esso una perla: Il Caso Marceau, di Stephen Harry Keeler.

Harry Stephen Keeler (1890-1967) autore di successo negli anni Trenta (culminato con la trasposizione in celluloide di un paio di suoi romanzi, in una delle quali il protagonista è fu Bela Lugosi), con un parco titoli di circa settanta, è stato poi dimenticato a causa della sua stravaganza, per poi essere riscoperto negli anni Sessanta, "della quale è diventato uno dei feticci grazie alla sua bizzarra miscela di grottesco, di filosofie occulte e orientali, di follia e coerenza sperimentale. Insomma, Keeler è il Grandioso Genio folle della letteratura americana". Neil Gaiman, John Russell Fearn e Thomas Pynchon ne sono stati influenzati.

Il libro di Keeler pare sia assolutamente meraviglioso e visionario, con falsi indizi, false piste, veri indizi,una CAMERA CHIUSA in un prato dove viene rinvenuto garrotato un signorotto inglese senza che vi siano le impronte dell'assassino, insomma un giallo della grande età d'oro.