Dopo due o tre abbracci con la Mondadori mi accosto con trepidazione alla Polillo che sforna gialli più o meno classici di un tempo che fu. Come Il mistero del diario di Milward Kennedy, Polillo (appunto) 2009.

Dalla seconda di copertina “Il giovane capitano Philip Kennedy è seduto nel salottino della sua abitazione, a Londra, quando gli viene annunciata una visita. Si tratta di un certo dottor Wilhelm Corts, un tedesco che, senza neppure i convenevoli di rito, lo informa che l’onore di una signora è in pericolo e lo prega di consegnargli il diario…”.

Ecco, il diario. Tutto il romanzo ruota attorno a “lui”. Philip non sa nulla del diario che gli è stato lasciato in eredità (insieme ad una casa di campagna) da suo cugino, il maggiore dei servizi segreti inglesi Robert Wilkins. E sulle sue tracce (sempre del benedetto diario) si mettono tutta una serie di personaggi…

Qualche spunto su Philip:         giovane trentenne, ex ufficiale, fuma la pipa, vive in affitto (padrona di casa con uno sguardo “temibile”), ha fatto diversi mestieri tra cui il commerciante e il giornalista, tranquillo ma all’occorrenza sa pure dire la sua. 

Da tenere presente una metà di pezzo di carta con una strana scritta che va, naturalmente, accostata ad un’altra metà per capirne il significato, un binocolo, un altro beneficiario del testamento, una Miss Shepard niente male innamorata di Philip, una bella somma da ritrovare…

Se poi a tutto questo si aggiunge una serie di morti ammazzati, movimento, tensione, ricatto, paura, brivido, inquietudine, corse nel buio, spari, il passato che mette lo zampino nel presente, un lieve tocco di romanticismo dei tempi che furono, allora viene fuori un bel guazzabuglio.

Prosa incolore (rispetto a certi capolavori) marcata da una scoperta ed ingenua esagerazione quando si passa al gotico. Trama complessa sì, ma l’assassino non è di  difficile individuazione.

Senza infamia e senza lode.

 

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