Panico di Helen McCloy, Polillo 2010.

Il titolo non dovrebbe dare adito a dubbi di sorta. Tenetevi forte…

A New York c’è lo zio Felix malato di cuore che muore per un improvviso attacco cardiaco. Dovrebbe lasciare un bel po’ di soldi a sua nipote Alison Tracey, invece non lascia un bel niente, se non un biglietto zeppo di strani segni che viene fuori da un libro di Plutarco. Quando arriva Armstrong dell’intelligence G2 a richiedere un fascicolo segreto su un cifrario militare su cui stava lavorando Felix, Alison si ricorda del foglietto, naturalmente sparito.

Si insinua il sospetto che Felix sia stato in qualche modo ucciso. Su consiglio del cugino Ronnie, zoppo ad una gamba, si trasferisce in un cottage in montagna, per ritemprarsi ed essere al sicuro insieme ad Argo, un vecchio spaniel nero cieco.

E qui, arriva il bello: ombre e passi nella notte, fruscio di foglie, altri rumori e suoni strani ed inquietanti resi più ossessivi dalla lettura di un brano dello zio in cui parla del cottage e dei suoi misteriosi rumori. Cottage appartenuto ad una certa Miss Darrell ritenuta pazza per lo stesso motivo e finita in manicomio. Allora ecco le corse nel buio, il vento, la pioggia, il lampo, il tuono, l’urlo, lo sparo, la paura, il panico che attanaglia. La morte.

 Prosa ora secca e precisa, ora più ampia con accurate descrizioni degli interni e della natura (che ha un suo ruolo preciso), buono il risvolto psicologico della protagonista (brevi frasi in corsivo ad illuminarne il pensiero nascosto) con i suoi dubbi, i ricordi, i tormenti. Buona pure la ricostruzione dell’atmosfera attraverso il crescendo graduale di angoscia e senso di isolamento. Un classico gotico-psicologico con una approfondita analisi sulla decrittazione dei cifrari segreti che mi ha lasciato intontito e più ignorante di prima.  

 Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it