* * * Sono ore che navigo sul web senza trovare niente e il mio tempo qui è quasi scaduto, so che domani i nuovi proprietari prenderanno possesso dell’appartamento, così, come da accordi, ho spedito le chiavi all’agenzia immobiliare e mandato alla vedova un ultimo compenso. Anche se immagino che lei sperasse di ricevere molto di più, se solo avessi trovato qualche indizio per poter riportare alla luce la saliera. Ma tutto quello su cui ho potuto mettere le mani è questa riproduzione che non vale nulla. L’originale è conservato dal 1943 al Metropolitan Museum di New York: ho telefonato a un collega e mi ha assicurato che è magnificamente protetto. Nessun furto, nessuna manomissione, nessun tentativo di sostituzione. Così continuo a scervellarmi per cercare di capire che messaggio possa essere celato dietro a tutto questo. Perché coprire una riproduzione con un'altra, se non per nascondere qualcosa? Ormai mi sono messo in testa questa idea e nessuno riuscirà a togliermela di mente. Ho fatto realizzare una copia delle chiavi, così fino a domani posso ancora tentare di fare qualcosa, se solo riuscissi a indovinare che razza di messaggio è nascosto qui dentro. Eppure, finora sono riuscito a isolare solo pochi elementi certi. L’unica cosa in comune per ora è l’epoca: sia Cellini che Dürer sono stati entrambi artisti del Rinascimento. Ma mi pare poco, troppo poco, come collegamento. Così ho cominciato a giocare con le date, la nascita, la morte, la realizzazione delle due opere, senza trovare niente. Dürer era tedesco, nato nel 1471, morto nel 1528, pittore, incisore, matematico e xilografo. La sua opera più famosa è appunto questa, Melencholia, realizzata nel 1514. Cellini invece era italiano, nato a Firenze nel 1500, morto nel 1571. Orafo, scultore e scrittore. La sua opera più conosciuta è, appunto, la Saliera realizzata per Francesco I negli anni a cavallo tra il 1540 e il 1542. Non vedo nessuna luce, ma siccome sono testardo continuo a confrontare fatti e dati della loro vita alla disperata ricerca di qualcosa. Ma niente: non trovo neppure un legame. Entrambi grandi artisti del rinascimento, entrambi famosi forse per una sola opera. Ma nient’altro: uno pittore e incisore, l’altro orafo e scultore. Uno tedesco e matematico, l’altro italiano e costruttore di strumenti musicali. Vissuti praticamente nelle due metà opposte dello stesso secolo, impossibile che si siano incontrati o conosciuti. Che rimane allora? Poi non mi risulta che il nostro fosse un uomo di cultura, sua moglie dice che di arte non ne capiva nulla, che a mala pena aveva finito le scuole dell’obbligo. Inutile dunque andare a cercare una spiegazione troppo profonda, ci vorrebbe qualcosa di più immediato, di più intuitivo. Anche se mi risulta che leggesse gialli, e questo qualcosa vorrà dire. Dopotutto è da un romanzo di Agatha Christie che deve aver preso questa idea di coprire una tela dipingendoci sopra, anche se continuo a domandarmene il motivo. Ci penso e mi arrovello, anche perché è evidente che deve aver scelto l’opera di Dürer proprio per il suo simbolismo. La ricerca dell’uomo di una saggezza superiore, l’alchimia e lo studio della perfezione, la conoscenza di un segreto per tramutare il piombo in oro. Tutte informazioni facilmente reperibili su internet, alla portata di chiunque. Trasformare il piombo in oro. Le incisioni di Dürer sono fatte col piombo, la saliera del Cellini è stata realizzata in oro. Sono certo che un collegamento c’è, eppure il tempo passa e io non sono ancora approdato a nulla. La mano mi corre verso il telefono, tanto vale che prenoti il volo e mi rassegni. In fondo non ho deluso nessuno, se non me stesso. Partirò domani col primo aereo disponibile. Nessuno si aspettava un risultato e poi posso sempre portare via questa stampa con me. Mi ricorderà che dopotutto non sono così infallibile come mi piace pensare. 

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Ho il volo alle dieci eppure sono a letto da almeno un paio d’ore che cerco invano di dormire. E continuo a vedermi passare davanti tutte le teorie che ho letto sulla Melencholia di Dürer. Il quadrato magico, il simbolismo magico, le spiegazioni in codice, la bilancia, la torre, il tornio alchemico, la quadratura del cerchio e il compasso. Tutte le interpretazioni possibili e immaginabili, una più bislacca dell’altra. Compresa l’indifferenza del cane contrapposta all’atteggiamento malinconico della donna che, si è detto, rispecchia il fallimento della ragione umana di fronte ai misteri imprescindibili del cosmo. Una marea di ipotesi fantasiose, fantastiche e anche un po’ deliranti, secondo me. A dire il vero l’unica cosa sensata che ho trovato è un vecchio articolo su una rivista medica, che osserva come le membra della donna, quell’angelo pensante e meditativo, siano leggermente gonfie, come se soffrisse di ipertensione, la quale, come tutti sanno, è causata da un eccesso di sale nell’organismo. Sale… saliera… Cellini. Possibile che l’unico collegamento sia tutto qua? Comincio quasi a pensare di aver bisogno io di uno psichiatra quando, come un treno che sfreccia nella notte, mi passa davanti la frase di un critico d’arte cui ho tributato tutto il mio plauso quando si è trovato ad affermare che, secondo lui, tutto quel bailamme attorno all’occulto significato dell’opera è completamente insensato. A suo parere, alla fine, in quell’incisione ci sono solo due figure: una donna e un cane. Scatto dal letto come se fossi stato punto da una tarantola. Come ho potuto essere così stupido?