* * * - E così l’agente immobiliare ti ha trovato carponi a quattro zampe dentro alla cuccia del cane? - Già, avrà avuto il suo bel da fare a spiegarlo ai nuovi proprietari e mi dispiace davvero molto di averli sconvolti. Ma, vedi, proprio all’ultimo momento mi era venuto in mente che in quella casa, oltre al nostro corriere ormai ridotto a un galleggiante lungo il fiume Wien, abitavano anche una donna e un cane.

- E dunque?

- E dunque quel pover’uomo aveva lasciato un messaggio proprio a sua moglie. Voleva che, se gli fosse accaduto qualcosa, lei potesse mettere le mani su quel capolavoro e sistemarsi. Nella sua vita c’erano solo due affetti, la moglie e il cane. Alla moglie aveva lasciato il messaggio, nella cuccia del cane aveva nascosto la Saliera.

- Vuoi dirmi che un capolavoro dal valore inestimabile, per il quale l’assicurazione era pronta a pagare un riscatto di venti miliardi, era nascosto nella cuccia di un “cane”?

- Esattamente. Dentro a una scatola di scarpe.

- C’è da ridere. Eppure in quello che dici c’è qualcosa che non mi convince. Ti pare che quel poveraccio volesse esporre sua moglie e magari ficcarla nei pasticci? Anche se avesse decodificato il messaggio come poteva vendere un’opera del genere sul mercato clandestino senza rischiare a sua volta la pelle o la galera?

- No, lui non pensava proprio che avrebbe fatto una cosa  del genere. Voleva semplicemente che lei la riconsegnasse alle autorità e che riscuotesse la ricompensa.

- Dunque, alla fine, desiderava solo che fosse al sicuro?

- Certo, doveva volerle davvero molto bene. Non così lei.

- Perché lo pensi?

- Perché quella donna non ha mai creduto, nemmeno per un attimo, che lui avesse lasciato qualche traccia, non ha mai pensato, nemmeno per un attimo, che lui si fosse preoccupato per il suo futuro. Eppure quegli indizi erano fatti apposta per lei. Erano semplici, diretti, costruiti in modo che chiunque ci potesse arrivare. Ma quel chiunque doveva vivere lì, doveva avere accesso a quella casa. Erano indizi per lei. Ma lei non ha saputo coglierli. Lo considerava solo un buono a nulla, secondo me.

- Sei crudele a dire così. Povera donna. Ma come poteva saperlo. Come avrebbe potuto capire? Perfino a te stava per sfuggire, è vero o non è vero?

- Sì, ma lei ci sarebbe dovuta arrivare. E sai perché? A causa del cane. Quando sono arrivato io il cane era morto, ma sulla cuccia c’era ancora scritto il nome. Si chiamava Salzach.

- Salzach? E che vuol dire?

- Be’ vedi lui aveva chiamato il cane così per far piacere a lei. Salzach è il nome del fiume che scorre a Salisburgo, la città natale della moglie. E sai da dove deriva il nome di quella città?

- Salisburgo? Il Borgo del Sale... Mio Dio. Era questo che le voleva dire?

- Non solo. Sai su cosa si basa l’economia, la vera ricchezza di Salisburgo?

- Mah... non so. Suppongo che le miniere di sale siano ancora in funzione.

- Esatto. E sai quali sono le miniere di sale più famose del mondo, quelle più preziose, che contenevano ben altro tesoro, oltre ai giacimenti naturali e alle saline?

- Piantala con gli indovinelli, Sauro Badalamenti, o non ti rivolgo più la parola in vita mia.

- Non ti ricordi dove fu trovato l’Oro del Terzo Reich, il mitico tesoro di Hitler occultato alla fine della guerra?

- È vero. Hai ragione, nelle miniere di sale di Merkers. L’oro del Reich. Un tesoro messo via per i momenti difficili. Ecco cosa voleva dirle. E ci ha pure rimesso la vita, per nasconderlo.

- Già e lei non l’ha capito.

- Poveretta. E lui che aveva pensato al suo futuro. Pensa se lo sapesse ora... che ha dormito tutto questo tempo con venti miliardi seppelliti in giardino.

- Lo sa. Gliel’ho detto io. Le ho telefonato apposta.

- Ma allora adesso avrà diritto alla ricompensa...

- Non credo proprio. Indovina un po’ chi è il funzionario che bloccherà la sua richiesta?

- Non mi dire... ora ti metti anche a fare l’esecutore testamentario del corriere defunto. E per di più vai contro le sue volontà. Dopo tutto non era così che aveva predisposto ogni cosa?

- No, non avrebbe più voluto se l’avesse conosciuta davvero.

- Non ti capisco. Che vuoi dire?

- Sai come ho scoperto che avevano un cane?

- Mah, sarai passato nel giardino e avrai visto la cuccia.

- No. La cuccia era occultata dietro alla legnaia. E il cane, te l’ho detto, era morto.

- Allora l’avrai vista nel corso dei primi sopralluoghi.

- Di nuovo no, anche allora la cuccia era occultata dietro a mucchi di legna e il cane non c’era già più.

- Ma mi hai detto tu che era morto. Pensavo fosse morto di vecchiaia.

- No, cara. L’ha fatto sopprimere lei non appena ha saputo che il marito non sarebbe tornato più a casa.

- E va bene. Sembra una cosa terribile, lo ammetto. Ma forse, sai, è un modo come un altro per metabolizzare il dolore. Però continui a essere sibillino. Vuoi dirmi o no come diavolo facevi a sapere che c’era un cane?

- La prima volta non lo sapevo infatti. La seconda volta invece sì. Aveva lasciato una foto sul comò. Una foto che evidentemente non le importava di portarsi via. Una foto di suo marito col cane.

- Vuoi dire che ha lasciato una foto del marito nella casa che aveva venduto ammobiliata? Così, come se fosse un arredo qualsiasi?

- Precisamente.

- Hai ragione. Non si meritava nulla. Uccidere un cane. Lasciare la foto del marito in una casa vuota. E lui che, morendo, ha pensato lei. E la Saliera adesso che fine farà?

- Tornerà al museo Kunsthistorisches di Vienna. E io sarò il nuovo supervisore per i sistemi di sicurezza. Dopotutto, cara, non si sa mai…

Nda: la Saliera del Cellini venne veramente ritrovata, grazie a una segnalazione anonima, in una scatola da scarpe, ma seppellita in un bosco. Non risulta che fu pagato alcun riscatto, ma di certo i servizi di sorveglianza del museo vennero potenziati.