Chiamate un carro funebre di Jonathan Stagge, Mondadori 2010.

Siamo a Kenmore pochi giorni prima di Natale con il dottor Westlake, sua figlia Dawn di dodici anni, il terrier scozzese Hamish, il fuoco che scoppietta nel caminetto. Tutto normale, tutto tranquillo fino all’arrivo di Norma Hale (capelli rossi) che non riesce a dormire perché ha una paura, una paura matta di una vendetta (senza spiegazione), le sembra di essere seguita da un taxi giallo guidato da un individuo sinistro con “uno strano labbro deforme, piegato da una parte”. Anche ad una sua amica era successa la stessa cosa ed era morta in uno strano incidente (caduta in acqua). Dubbi e perplessità sorgono nell’esterrefatto dottore, ma quando la ragazza esce di casa, affacciandosi alla finestra, scorge proprio un taxi giallo che la segue…

Inizia così l’avventura investigativa di Westlake, resa ancor più difficile e misteriosa dalla morte di Norma per una strana caduta da cavallo (sua figlia ha visto un filo che poi è sparito). A confondere le acque una sorella gemella spiccicata in tutto e per tutto a Norma perfino nel vestire, il taxi giallo bruciato e le orme del tassista che si dirigono proprio verso la casa del dottore (in seguito avrà pure un incontro con sua figlia), un particolare testamento che avvantaggia qualcuno dalla morte prematura delle due ragazze e di un ragazzo già morto in precedenza in un incidente automobilistico. Il Nostro Indaga insieme al suo vecchio amico ispettore Cobb “Grosso, rassicurante e solido” ed entrambi si trovano di fronte tutto un vero e proprio ingarbugliamento familiare con accuse, sospetti, lettere che saltano fuori per ogni dove, intrighi sentimentali. Insomma una girandola di colpi di scena, di emozioni, infiorettati da qualche momento e spunto umoristico, il passato che riemerge terribile, il diario di Norma, uno sparo, un altro cadavere, un colpo solo ma due bossoli. Momenti di paura perfino per la propria incolumità e per quella della figlia, la spiegazione finale ritagliata a metà fra Cobb e Westlake.

Capitoli brevi, continui colpi a sorpresa (non si sta mai tranquilli) ben calibrati, personaggi credibili con al centro il dottore, le sue riflessioni, i suoi dubbi. Un libro ben congegnato.

Per “I segreti del giallo” l’articolo “La signora scompare” di Enrico Luceri, praticamente un excursus in punta di penna su Ethel Lina White e il suo famoso “La signora scompare” che ebbe la fortuna di essere trasformato in film sia da Hitchcock che da Anthony Page.

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it

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