Dal fiume che cinge la città a nord, si vede l’orizzonte. Stupendo. Si guarda in su, quasi con sacro timore, e vien fatto di trattenere il fiato davanti a quello spettacolo di splendore maestoso. Le sagome nette degli edifici squarciano il cielo divorando l’azzurro. Cubi e parallelepipedi, rettangoli schematici e spirali aguzze, minareti e picchi, forma sopra forma, si amalgamano in un tutto geometrico risaltando contro lo specchio bianco e azzurro del cielo.
Un inizio descrittivo… l’autore ci sta facendo entrare nella sua città immaginaria, con stile asciutto e poetico. Poi dopo qualche riga ci dice che sta per accadere qualcosa: sta iniziando la storia.

Sotto i grattacieli, sotto le luci, ci sono le strade.
E le strade sono anche sudice.
La sveglia suonò alle undici di sera.
McBain ci ha proiettato in strada. Di notte. Nel sudiciume. Adesso, anche il lettore è lì, a Isola, mentre qualcosa sta per…