In quel momento pensava che si stavano chiedendo se il liquido della bottiglia fosse veramente nitroglicerina.
Questo non è un esempio di come attraverso la coralità si risolva un caso, ma chiarisce molto lo stile e l’innovazione dell’autore. Ognuno è parte del gioco, ognuno ha un pensiero e uno stato d’animo. Tutti insieme compongono un affresco sicuramente molto particolare ed eterogeneo.

Se preferiamo allontanarci un istante e suggerire un romanzo, oramai un classico a tutti gli effetti, in cui questa coralità trova tra le pieghe della trama un’efficacia straordinaria, sembra impossibile non citare quello che probabilmente è il romanzo più famoso di Agata Christie, Dieci piccoli indiani. Un giallo teso come pochi, un enigma apparentemente senza soluzione e dieci personaggi che si muovono sullo stesso palcoscenico, guidati dalla genialità dell’autrice in una sinfonia di tensione e mistero che non ha eguali. Ma qui stiamo parlando di un capolavoro assoluto, un romanzo che difficilmente il lettore legge senza che questo lasci il segno!

Tornando al discorso principale, per quanto concerne il lavoro di risoluzione di un caso, anche qui c’è un cambiamento. I romanzi a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, sulla scia del positivismo, davano molto spazio alla logica, alla ragione, alla scienza, mettendo in campo detective più interessati al “gioco” complesso di trovare una soluzione che al crimine stesso. Aspiravano alla verità in quanto una e individuabile. Questo un poco alla volta viene abbandonato e il crimine in quanto fattore sociale riprende una collocazione più consona. Anche i detective, a questo punto, scendono dal piedistallo e diventano uomini, con i loro limiti e le loro peculiarità. Così adesso li vediamo muoversi insieme, confrontarsi, spalleggiarsi l’uno con l’altro. Alla fine si può giungere alla verità sommando tanti tasselli in un gioco di squadra imprescindibile. L’intuizione geniale si trova anche in questi contesti, ma molto spesso indotta da un continuo scambio di battute tra colleghi, non attraverso percorsi mentali intimi di un solo personaggio.

Qualcosa di simile a quello che avviene tutti i giorni, presumibilmente.

Chiudendo questa parte, suggerirei un modo semplice per fare la conoscenza con un buon numero di detective dell’87°. In un romanzo, infatti, l’autore si è divertito a raccontare un’intera giornata, da mezzanotte a mezzanotte, muovendo quasi tutti i suoi personaggi (non tralasciando nessuno dei principali). Quasi come leggere diversi racconti calati nella struttura di un romanzo. Il titolo è 87° distretto: tutti presenti (titolo originale: Hail, Hail, the Gang's All Here!, 1971). Vi regalo l’inizio:

È il momento in cui la notte si trasforma, inavvertita, in sordina, nelle prime ore del mattino.
Il quadrante screpolato dell’orologio appeso alla parete segna un minuto a mezzanotte, e poi, mezzanotte, e poi la lancetta dei minuti si sposta visibilmente e con uno scatto entra nel nuovo giorno. Sono cominciate le ore del mattino ma è difficile che qualcuno se ne sia accorto.
Il lettore, sì. È questo che conta. Dopotutto siamo a Isola, la Grande Città Violenta.