L’uomo che doveva morire di Mignon G. Eberhart, Mondadori 2012.

Sei racconti di classe di una stella del Mystery. Cinque con l’infermiera Sarah Keate e l’ultimo con Mel Standish. Qualche spunto sulla prima: di mezza età, robusta, capelli rossi, salvo certe ciocche grigie, naso “decisamente aquilino”, forte e determinata. Dà una mano alla polizia di Pat O’ Brien.

Avventure in ospedale con situazioni strane che spingono alla curiosità: infermiera scomparsa, un porcellino d’India che squittisce ai piedi di un letto, un suono notturno simile ad un bricco di tè che bolle, lancette spostate dell’orologio, un uomo che esce camminando a quattro zampe da una camera, un morto che è già morto da un’altra parte. Situazioni da classica congettura, dubbi, ripensamenti, ma anche situazioni di movimento, in pericolo la stessa vita della nostra infermiera, inquietudine e terrore che spuntano nel suo animo.

Ultimo racconto con Mel (Melvina) Standish. Un morto strangolato con una corda di violino in ascensore, un guanto trovato nella cabina, portato in casa e poi sparito,  uno sfavillante portasigarette d’argento (scompare pure questo), un tentativo di insabbiare il processo. Di mezzo la mala cinese e il contrabbando di oppio, un suicidio che può non essere un suicidio, un gatto ed un cane pechinese che possono far riflettere, insomma un tourbillon di situazioni che incuriosiscono e inchiodano il lettore alla pagina.

Al termine il racconto “Sotto la pelle di Partenope” di Emilio Daniele. Napoli, sul finire dell’Ottocento. Un prete morto d’infarto su una puttana uccisa, una trascrizione dei segni sulle bugne della chiesa di Gesù che ha una bella importanza per un testamento segreto. Tra nobiltà decaduta, guappi e vicoli malfamati.

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it

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