Il legittimo erede al trono, il maschio primogenito, quello che vive quotidianamente a fianco della madre, è forse per Vittoria la delusione più grande. Pigro, indolente, grasso, abulico e magari nemmeno tanto intelligente, Edoardo sembra totalmente inadatto a succedere alla grande Regina. Impossibile riuscire a immaginarlo, un giorno, capace di guidare l’Inghilterra, cosa ne sarà mai dell’Impero Britannico costruito pazientemente da Vittoria, pedina dopo pedina, mossa dopo mossa, su uno scacchiere internazionale intricatissimo e insidioso, nelle mani del pavido Edoardo?

Senza alcun conforto, l’esistenza terrena della Regina Vittoria sembrerebbe concludersi in una mesta pacifica rassegnazione, forse non c’è peggior condanna per un monarca, per un grande statista, per un regnante illuminato, che sapere di non aver alcun erede moralmente degno a cui consegnare il proprio operato.

Ma la tempra di Vittoria, la regina capace di dare il suo nome a un’epoca, non si è appannata, il suo fiero spirito è ancora intatto, chi la dà per spacciata non sa ancora di che stoffa sia fatta questa donna piccola e grassoccia, dalle mani coperte di gioielli, che si rivelerà fino alla fine davvero inossidabile.

È proprio in questo momento che Vittoria si dedica alacremente, con una sagacia, un acume e un intuito degne di un vero statista, a rafforzare il suo regno, consolidando quello che sarà poi il celebre Impero Coloniale Britannico. Con lungimiranza e raro intuito politico Vittoria si prepara a lasciare alla storia la figura di una delle più grandi sovrane mai esistite consacrando definitivamente l’Inghilterra come la massima potenza economica, commerciale e politica dell’ epoca. 

Il 22 gennaio 1901 la regina Vittoria, alla reverenda età di 82 anni, si prepara a lasciare il palcoscenico con la stessa eleganza e la medesima classe a cui ha improntato tutta la sua vita. Stanca e malata, ma ancora indomita, domanda di compiere un piacevole giro in carrozza nei boschi di Osborne, qui, cullata dal dondolio, ammirando le fronde sontuose degli alberi secolari e ascoltando gli zoccoli dei cavalli che battono sul terreno erboso, si addormenta.

Sulla via del ritorno la dama di compagnia ordina al cocchiere di rallentare, per non disturbare il sonno della sovrana, ma all’arrivo la Regina non si sveglierà più, passando dolcemente dalla vita alla morte in un uscita di scena in grande stile.

Una finale memorabile per una vita eccezionale, il definitivo trionfo della più grande statista di tutti i tempi che, ironia della sorte, non avrebbe mai dovuto essere Regina.