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Non si può non terminare una carrellata senza citare il panorama italiano di autori promettenti o interessanti, colleghi o concorrenti che siano. Chi ti sentiresti di segnalare perché ne ammiri la stoffa, o perché magari ti sei trovato a invidiare qualche passaggio, qualche intuizione o qualche trovata particolarmente felice?

 ;;Tanto per cominciare invidio la genialità di chi riesce a farsi comprare. Non so se poi anche a farsi leggere… Tra i colleghi storici attuali molti. In particolare ricordo con piacere la capacità di raccontare storia di Manfredi, certi passaggi e artifici da abilissimo affabulatore di Leoni, l’efficace inventiva e ottima costruzione romanzesca di Martigli, la puntigliosa e valida caratterizzazione che Colitto fa del suo personaggio, ecc. ecc.

E a questo punto corre l’obbligo, finalmente, di esaminare quali sono le criticità e quali invece i vantaggi del filone storico. Paga o non paga compiere un simile sforzo, e il periodo di riferimento deve essere particolarmente familiare all’autore oppure, come fu per Salgari, basta documentarsi a sufficienza per essere credibili? O sotto a tutto questo ci deve essere una vera passione per la storia, perché la formula chimica funzioni? Insomma per scrivere un romanzo storico basta la volontà (o la scelta di calcolo) oppure, neanche tanto in fondo, necessita la passione con la P maiuscola?

Indubbiamente la stesura di un romanzo storico chiede tempo, passione, ricerca, sangue. Ormai un’ottima documentazione è indispensabile. Salgari è stato formidabile, ma oggi è necessaria maggiore accuratezza nei particolari. Per lo meno a mio vedere. Meglio se si ama il periodo. Sarà più stuzzicante calarcisi dentro. Non paga abbastanza credo, ma da la soddisfazione di un lavoro ben fatto. Poi è essenziale fare un tuffo nell’umiltà e relegare al suo giusto rango di cornice tutto quel lavoro. Si scrive di storia perché si ama la storia ma non si deve dimenticare che il romanzo deve correre e non impantanarsi in dotti particolari.

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