Il marcio nella città di Mickey Spillane e Max Allan Collins, Mondadori 2012.

New York, anni sessanta. Cazzotto che spacca la faccia, braccio spezzato, metà dei denti saltati, palle a raggiungere le interiora. Ecco Mike Hammer, investigatore privato, subito in azione a difendere un ragazzo da due bastardi. E’ ritornato dalla Florida per riprendersi da una brutta ferita. Sua segretaria amante (che aspetta inutilmente di sposarlo e vorrebbe un figlio) Velda Sterling, stangona bonona dalle curve mozzafiato (frase fatta) e dal seno traboccante di allegria. Pure dotata di forza e coraggio, ferita sulla schiena e sul palmo della mano.

Amico Pat Chamber, capitano della polizia di New York che lo vorrebbe ancora in vacanza e giovane viceprocuratore che lo vorrebbe, invece, senza licenza. Traffico di droga, c’è penuria in giro e sta per arrivare un grosso carico, lotta tra due capi trafficanti con il dubbio di un terzo incomodo. Un paio di tentativi per farlo fuori e a rimetterci sono gli assalitori. Qualche spunto sulla città: poeti di strada, capelloni stravaganti, hippy, musica folk elettrica, mercato degli ambulanti, puttane, tossicomani, predatori, una pioggia fastidiosa e insistente. In giro per ristoranti, bevute di Pabst e whisky, fumate di Lucky accese con il suo formidabile Zippo, ricordi di soldato nella giungla contro i giapponesi.

Mike Hammer si fa largo nella giungla del male con il passo spedito e i modi spicci, senza badare tanto al sottile. Se c’è da ammazzare si ammazza e basta, se c’è da fare l’elemosina si fa all’ubriacone di turno e non allo stronzetto capellone.

Il linguaggio è diretto, veloce, non privo di ironia e battute varie. Alla fine la resa dei conti e godetevi lo spettacolo.